
Filippo Capaldo
Latte dei Casalesi: "Greco ha rafforzato il clan Zagaria"
La Cassazione conferma le accuse a carico dell'imprenditore amico dei Capaldo
Confermata la custodia cautelare in carcere per Adolfo Greco, l'imprenditore stabiese coinvolto nell'inchiesta sul "latte" dei Casalesi, attualmente ristretto ai domiciliari solo per motivi legati alla sua salute. Lo ha deciso la Corte di Cassazione che ha confermato l'impianto accusatorio ribadendo come l'apporto fornito da Greco abbia "rafforzato" il clan Zagaria "assicurando il controllo del territorio ed ingenti profitti per le casse dell'organizzazione" attraverso il cartello della distribuzione del latte rimasto nelle mani di Filippo e Nicola Capaldo, nipoti del capoclan Michele Zagaria.
I giudici, nel confermare la decisione del riesame, hanno sottolineato come Greco "ben consapevole della caratura criminale dei fratelli Capaldo e del loro legame di parentela con Michele Zagaria e del ruolo di reggente del clan svolto da Filippo Cataldo (tanto da chiedergli il benestare per l'inizio di una nuova attività imprenditoriale in zona per un suo amico fraterno) e delle vicende che avevano interessato la società gestita dai Capaldo concessionaria del servizio di distribuzione dei prodotti Parmalat (la società era stata confiscata il 22 luglio 2013 dal Tribunale in sede di prevenzione, in quanto riconducibile alle famiglie camorristiche organiche ai Casalesi), si era prestato a collaborare con i Capaldo per trovare presso i vertici della Parmalat una soluzione alla imminente revoca della concessione, suggerendo attivamente le strategie per raggiungere il risultato, offrendosi concretamente per coprire nel periodo intermedio la zona di interesse con la distribuzione del latte a prezzo di costo e senza alcun ricarico pur di evitare incursioni di distributori concorrenti", si legge nelle motivazioni degli ermellini.
I giudici proseguono evidenziando come "proprio nel momento cruciale della revoca della concessione alla suddetta società rimasta di fatto sempre sotto il controllo dei Capaldo che si era inserito l'aiuto prestato dal Greco, grazie alle sue entrature con i vertici della Parmalat. L'aiuto del Greco consentiva quindi di rafforzare il clan in parola, assicurando il controllo del territorio ed ingenti profitti per le casse dell'organizzazione".
Inoltre, secondo i giudici, Filippo Capaldo avrebbe ancora un ruolo apicale: "captazioni effettuate nell'ambito del presente procedimento che lo vedono ancora mantenere saldamente il controllo del territorio ed essere in grado di condizionare con la sua caratura lo svolgimento di attività economiche. Lo stesso fratello Nicola, che già sì era prestato a portare avanti le attività illecite delle società confiscate, riappare in questo procedimento come colui che partecipa attivamente e in modo determinante alla realizzazione degli interessi del clan", concludono.