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Cronaca Aversa

Strage in discoteca, il primo ragazzo interrogato 'scarica le accuse' sugli altri indagati

Emerge l'esistenza di due gruppi operativi all'interno della stessa banda di ladri

Un'unica banda, ma con due squadre 'operative' che in più occasioni avrebbero agito in modo indipendente. Di una facevano parte Andrea Cavallari, Moez Akari, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah, mentre dell'altra Ugo di Puorto, Raffaele Mormone ed Eros Amoruso, quest'ultimo deceduto in un incidente d'auto il 25 aprile scorso. Gli inquirenti - forti delle prove del dna sulla bomboletta rinvenuta alla Lanterna Azzurra dopo il dramma - ritengono che sia stato Di Puorto (figlio del boss dei Casalesi Sigismondo) a spruzzare lo psray al peperoncino nella sala l'8 dicembre, anche se tutti e sette i giovani erano presenti nel locale. 

Come racconta ModenaToday, il distinguo emerge anche dal primo interrogatorio di garanzia, svoltosi nel carcere di Genova nei confronti di Andrea Cavallari, lì ristretto in quanto arrestato a Sestri Levante. Cavallari avrebbe affermato di essere estraneo alla vicenda dello spray, che sarebbe quindi stato spruzzato da un altro gruppo con il quale non ha avuto contatti all'interno del club e nel corso della serata. Il 20enne di Bomporto si è poi avvalso della facoltà di non rispondere in merito agli altri furti con strappo che gli vengono contestati. Il suo legale, avvocato Gianluca Scalera, ha riferito che Cavallari si è detto "pronto a prendersi le sue responsabilità, ma per ciò che ha commesso, non per ciò che non ha commesso".

Una strategia difensiva che sembra quindi delinearsi all'orizzonte e che potrebbe essere la stessa anche per i tre componenti di origine straniera. Ben diversa, alla luce delle prove emerse nell'inchiesta, la strada che potranno seguire Di Puorto e Mormone, la cui posizione è sicuramente la più delicata quantomeno in merito alle accuse di omicidio preterintenzionale. La "variabilità" della banda deve poi tenere conto della presenza di altre figure, attualmente solo indagate. Si tratta di amici coetanei che in più occasioni hanno preso parte alle trasferte del gruppo e che dalle intercettazioni risultano pienamente consapevoli del motivo di quelle gite, in cui il divertimento nei locali da ballo non era certo l'obiettivo primario. Gli inquirenti hanno attribuito con certezza alla banda modenese sono un numero esiguo di furti con strappo rispetto al totale dei casi presi in esame nell'inchiesta, per i quali esiste la concomitanza della presenza dei ragazzi nei locali in occasione di scippi: resta dunque molto lavoro da fare sul piano delle indagini e questo elemento di indeterminatezza peserà sicuramente anche in questa fase.

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