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Cronaca Pignataro Maggiore

Bombe ed attentati, il rampollo del clan resta 'muto'

Ligato e Mandesi si avvalgono della facoltà di non rispondere. Interrogata anche la figlia del boss

Hanno fatto scena muta dinanzi al gip Antonio Raffaele Ligato e Luigi Mandesi, tra i 18 arrestati del clan Ligato autori dei raid incendiari e dinamitardi nei confronti di imprese di Pignataro Maggiore e loro concorrenti nell'attività di spaccio di sostanze stupefacenti.

Antonio Raffaele Ligato, figlio del boss ergastolano Tonino Ligato, e Mandesi, accompagnati dal loro difensore Mauro Iodice, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del magistrato. Interrogata anche Felicia Ligato, difesa dall'avvocato Carlo De Stavola

Le accuse sono, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, danneggiamento seguito da incendio, lesioni personali aggravate, detenzione armi, munizioni e materie esplodenti, porto abusivo d’arma, violenza privata e minacce aggravate, nonché detenzione illegale di bomba a mano, aggravati dall’aver agevolato un sodalizio mafioso. Nel corso delle indagini hanno evidenziato anche metodi piuttosto violenti di intimidazione come l'esplosione di colpi di pistola ai danni di un'agenzia funebre di Sparanise e l'attentato con una bomba ai danni dell'abitazione di un loro concorrente nell'attività di spaccio.

Gli interrogatori delle persone ristrette agli arresti domiciliari sono fissati lunedì. Nel collegio difensivo è impegnato, inoltre, l'avvocato Massimiliano Di Fuccia

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