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Cronaca

La Corte dei Conti indaga per danno erariale al Consorzio Idrico

A due anni dal primo accesso della Guardia di Finanza vengono contestate le indennità al consiglio di amministrazione negli ultimi 5 anni. Esclusi sono 3 attuali ed ex amministratori. Scontro di diritto sull'applicabilità del decreto legislativo sugli Enti locali

La Corte dei Conti ha aperto ufficialmente un’indagine, o per meglio dire, un’istruttoria nei confronti del Consorzio Idrico Terra di Lavoro guidato dal presidente Pasquale Di Biasio, al centro, negli ultimi anni, di furenti polemiche politiche, aggravate da ricorsi e battaglie giudiziarie. Il vice procuratore regionale della Corte dei Conti della Campania Ferruccio Capalbo ha iniziato a notificare negli ultimi giorni gli ‘inviti a dedurre’ a 20 persone, tra membri del consiglio di amministrazione, delegati dell’assemblea dei soci e finanche ai revisori, che negli ultimi cinque anni, dal luglio 2014 ad oggi, hanno approvato o ratificato atti relativi alle indennità del consiglio di amministrazione presieduto da Di Biasio.

L’attività di verifica è iniziata nel 2017 ‘motu proprio’ da parte della Guardia di Finanza che ha effettuato un accesso agli atti, contestando, già due anni fa, l’erogazione delle indennità al Cda che, in base allo statuto approvato nel 2014, sarebbero state quantificate dallo stesso consiglio di amministrazione (fino al dicembre 2018 quando con una nuova modifica dello statuto si è previsto che le indennità fossero avallate dall’assemblea dei soci).

Le fiamme gialle (e successivamente la Procura regionale della Corte dei Conti della Campania) hanno contestato che, sulla base dell’articolo 5 comma 7 del decreto legge 78/2010, gli incarichi “agli amministratori di comunità montane e di unioni di comuni e comunque di enti territoriali diversi da quelli di cui all’articolo 114 della Costituzione, aventi per oggetto la gestione di servizi e funzioni pubbliche non possono essere attribuite retribuzioni, gettoni o indennità o emolumenti in qualsiasi forma siano essi percepiti”. 

Ma, in realtà, è proprio qui il nodo di diritto che viene (e sarà) contestato da coloro che sono stati raggiunti dall’invito a dedurre da parte della Corte dei Conti, cioè proprio relativamente alla natura del Consorzio Idrico. Come ha già sostenuto il presidente Di Biasio ed il direttore generale Farbo, il Consorzio Idrico Terra di Lavoro non percependo finanziamenti pubblici, ma essendo gestito direttamente con le entrate del pagamento del servizio idrico, non rientrerebbe tra le figure previste dal decreto in questione (relativamente all’essenza stessa di Ente locale). 

La partita, dunque, si giocherà tutta in punta di diritto, anche sulla base di quanto avvenne nell’aprile 2018, quando, nel momento più teso ed infuocato della partita politica per il rinnovo del consiglio di amministrazione, fu chiamato in ballo direttamente la Prefettura di Caserta, con una richiesta chiara di commissariamento del Consorzio. E l’allora vice prefetto Michele Lastella rispose candidamente che, sulla base delle indicazioni del Ministero dell’Interno, la Prefettura non aveva potere di intervenire sulla delicata vicenda, invitando il presidente dell’assemblea a convocare la riunione per l’elezione. Se, dunque, la Prefettura non era competente ad intervenire, è il ragionamento che in queste ore si sta facendo negli uffici del Consorzio Terra di Lavoro, allora lo stesso non deve essere considerato alla stregua degli Enti locali e quindi non dovrebbe essere fatto valere il decreto legge 78/2010.

Dall’invito a dedurre inviato dalla Procura della Corte dei Conti della Campania sono stati esclusi tre persone, tra attuali ed ex membri del Cda, che sono durati in carica per meno di un anno, ai quali il massimo organo regionale di controllo non ha voluto imputare la contestazione (che si aggira attorno agli 800mila euro) ed anche i membri dei consiglieri di amministrazione in carica fino al 2014 stante l’avvenuta prescrizione quinquennale (seguita ai due anni di indagine dopo il primo accesso avvenuto nel 2017).

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