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Cronaca Succivo

Sospetti su imprenditore ucciso dalla camorra, Bidognetti: "Non lo conoscevo"

I collaboratori di giustizia non sono d'accordo sulla figura di Belardo

"Non conoscevo Antonio Belardo". Lo ha detto Domenico Bidognetti, alias Bruttaccione, nel corso del processo a carico di Giuseppe Quadrano, accusato dell'omicidio dell'imprenditore ucciso nel 1991 a Succivo.

Bidognetti era stato chiamato a testimoniare su istanza del legale di parte civile, l'avvocato Giovanni Zara, per fugare i dubbi su possibili collusioni tra il clan dei Casalesi e Belardo, vittima dei sicari della camorra. Era stato il pentito Alberto Di Tella, condannato con abbreviato a 13 anni e 4 mesi per lo stesso delitto, a gettare ombre sull'imprenditore parlando di "amicizie" con alcuni esponenti del sodalizio camorristico. Zone d'ombra su cui si sta cercando di far luce ed oggi Bidognetti, che è stato elemento apicale del sodalizio e quindi a conoscenza delle dinamiche criminali, ha asserito di non conoscerlo. Quindi l'ipotesi è che l'imprenditore fosse vittima di estorsione ed abbia pagato il pizzo al clan 'sbagliato' trovandosi così nel mezzo di una guerra interna al clan dei Casalesi. Il processo riprenderà a metà aprile. 

In un primo momento l'omicidio era stato archiviato con un nulla di fatto. Le indagini difensive della parte civile, rappresentata dall'avvocato Giovanni Zara, hanno fatto riaprire le indagini arrivando ad individuare i responsabili in Quadrano e Di Tella. Quadrano, anche lui collaboratore di giustizia, però, pur ammettendo di essere il mandante del delitto, aveva spiegato come l'omicidio di Belardo fosse maturato nell'ambito di una faida interna al clan dei Casalesi. 

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