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Cronaca Castel Volturno

Imprenditore minacciato con la pistola dagli esattori del clan: "Devi cacciare i soldi"

La vittima dopo un secondo rifiuto venne picchiata e mandata in ospedale. Ha avuto la forza di denunciarli

"Ora le cose sono cambiate. Si deve pagare. Stiamo andando ovunque perché tutti devono pagare il clan Bidognetti. Per ricevere la somma passo in settimana?". È stato questo l'esordio di Francesco Barbato presso l'esercizio commerciale di un imprenditore del settore nautico di Castel Volturno a cui verso la fine dello scorso mese di giugno si era presentato in qualità di referente di zona del clan Bidognetti, storica articolazione territoriale del clan dei Casalesi.

L'avvertimento

Barbato era in compagnia del suo fido scagnozzo Francesco Sagliano e di Giovanni Arillo. Un chiaro intento intimidatorio nei riguardi della vittima, evocando l'appartenenza al clan dei Casalesi. Una presentazione quella di Barbato, 41enne di Giugliano in Campania, come nuovo capo zona del clan di Casal di Principe fatta da Giovanni Arillo, l'elettricista 34enne di Castel Volturno che in occasione del montaggio delle telecamere del sistema di videosorveglianza presso il locale nautico della vittima gli raccontava facendolo sembrare un fatto casuale delle attività illecite di più soggetti guidati dal suo amico Francesco Barbato che oramai ponevano in essere condotte estorsive in danno a diversi imprenditori della zona ed alle quali non avrebbero dovuto sottrarsi i lidi balneari del Litorale Domizio ed anche quindi l'attività della vittima a questi collegata.

Le minacce con la pistola: "Devi cacciare i soldi"

Doveva pagare e non poteva sottrarsi al suo 'destino segnato'. Questo fu il messaggio dei tre richiedenti ma furono spiazzati dalla reazione della vittima che con forza li allontanò dal suo locale commerciale. Un affronto che è costato alla coraggiosa vittima un pestaggio. Il 13 luglio si presentarono presso l'attività commerciale della vittima due vetture con a bordo complessivamente 4 uomini. A fare da apripista però fu Giovanni Arillo che si presentò sul luogo di lavoro della vittima accampando motivazioni pretestuose in ordine ad una modifica dell'impianto di videosorveglianza per poi allontanarsi frettolosamente. Poco dopo l'allontanamento di Arillo, da un veicolo scese Francesco Barbato che estrasse dai pantaloni una pistola calibro 7.65 scarellandola e puntandola verso la vittima intimando di rientrare nel locale: "che sei andato dicendo che io non sono nessuno? Io sono Francesco Barbato e tu domani devi cacciare i soldi. Domani noi veniamo e tu ci devi dare i soldi". Queste le minacce ma ad un nuovo rifiuto  della vittima di non volersi piegare alle richieste Barbato chiamò i rinforzi.

Il pestaggio dopo il rifiuto

Intimó agli altri tre che erano con lui (Sagliano, Cacciapuoti, Musciarella) si scagliarono contro il malcapitato colpendolo ripetutamente al tronco, alla testa ed al collo per 'convincerlo' a consegnare la somma di denaro dovuta al clan. La vittima soccorsa da un suo dipendente si recò alla clinica Pineta Grande di Castel Volturno e dopo le dimissioni ha sporto denuncia presso la stazione carabinieri di Pinetamare a Castel Volturno. Dal grande coraggio di un uomo che non si é voluto piegare al volere della camorra è partita l'attività investigativa dei carabinieri del reparto territoriale di Mondragone che hanno portato all'esecuzione delle misure cautelari in carcere per Francesco Barbato, difeso dall'avvocato Finizio di Tommaso, Antonio Cacciapuoti, difeso da Melania Maisto, Francesco Sagliano, Pasquale Musciarella. Per Giovanni Arillo, difeso dall'avvocato Ferdinando Letizia, è stata disposta la misura cautelare della detenzione domiciliare considerando il suo ruolo di intermediario tra le parti in considerazione anche della mancata convalida del fermo. Convalidati i fermi per estorsione aggravata dalle modalità mafiose a carico degli altri 'estorsori'.

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