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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Casal di Principe

Imprenditore gambizzato dopo il 'no' al clan: "Questi sparano e basta..."

La ricostruzione dell'estorsione mancata al titolare di un'azienda di pellame

“Chi non paga più sta in mezzo alla strada”. Ed ancora: "Nu scem fa na mala azione e questi sparano e basta".

Sono le dichiarazioni sofferte di uno degli innumerevoli imprenditori estorti dal clan dei Casalesi il cui rifiuto di pagare si tramutò nella sua stessa gambizzazione ad opera di Nicola Garofalo, alias Lino Badoglio (mandante) e Angelo Zaccariello (esecutore materiale). Un regolamento di conti quello di 'Lino Badoglio’ con l'imprenditore aversano nel settore del pellame che ricevette il placet dei coniugi D’Angelo-Bidognetti perché “venisse messa la (loro) firma” su chi si rifiutava di pagare.

E’ quanto emerge dalla maxi inchiesta dei carabinieri del comando provinciale di Caserta coordinati dalla Dda di Napoli sulla riorganizzazione del clan dei Casalesi in particolare delle fazioni Schiavone e Bidognetti che ha portato all'emissione di 37 misure cautelari tra arresti domiciliari, carcere e obblighi di dimora.

La gambizzazione dell'imprenditore aversano, oltre a sottendere la mancata soddisfazione della richiesta di pagamento al clan dei Casalesi, celava anche una vecchia ruggine proprio di Garofalo con la vittima. L'imprenditore gambizzato, infatti, definiva Nicola Garofalo "guappo di cartone”; ed alle sollecitazioni di Angelo Zaccariello, titolare di un distributore di carburanti a San Marcellino, a fare qualche regalo a Garofalo  “per il suo bene”, facendo intendere di comportarsi così per non correre rischi, la vittima rispondeva: "Non voglio dar nulla e non temo nulla, chill e nu scem". Affronto che gli è costato due colpi di pistola alla gamba sinistra ed un ricovero presso l'ospedale Moscati di Aversa.

Era la mattina del 15 aprile del 2021 quando la vittima si recò in fabbrica per prelevare dei campioni di pelle da mostrare ad una ditta di calzature con sede nella zona industriale di Carinaro. Non appena giunse lì al calzaturificio, uscì dall'auto e venne colpito con due colpi di pistola alla gamba sinistra da un uomo che indossava mascherina e cappellino che dopo l'agguato si allontanò a bordo di una Fiat 500 bianca con targa straniera. In un primo momento la vittima non denunciò. Ci vollero ben tre mesi perché si convincesse che la sua spavalderia nei confronti di Lino Badoglio poteva costargli la vita e trovò così seppur in modo sofferto il coraggio di raccontare ogni cosa agli inquirenti.

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