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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Piazza Vanvitelli

Permessi 'facili' per gli immigrati clandestini, nei guai funzionario della Prefettura

Sgominata l'organizzazione guidata da due fratelli pakistani

Nella mattinata odierna, agenti della Squadra Mobile della Questura di Caserta ha dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare emessa dall’ufficio GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della procura della Repubblica sammaritana, che dispone il divieto di dimora nella Provincia di Caserta a carico di tre persone; Shahbaz Ahmed, 40 anni, Shahzad Ahmed, 45 anni, e Alfonso Moscia, 43 anni ritenute responsabili a vario titolo di associazione per delinquere, corruzione e altro.

I PROMOTORI PAKISTANI - L’indagine ha permesso di svelare l’esistenza di una collaudata organizzazione criminale, insediata in provincia di Caserta, ma con stabili articolazioni in altre regioni del territorio nazionale ed all’estero, dedita a procurare l'ingresso illegale in Italia di cittadini extracomunitari, di cui risultavano promotori ed organizzatori i fratelli di origini pakistane Shahzad ed Shahbaz Ahmed.

IL FUNZIONARIO COMPLICE - Gli stessi si avvalevano dell’indispensabile e consapevole apporto di Alfonso Moscia, pubblico ufficiale in servizio allo Sportello Unico per l’Immigrazione della Prefettura – UTG di Caserta, il quale, in cambio di denaro ed altre utilità, compiendo atti contrari ai propri doveri di ufficio, favoriva il rilascio di nulla osta al ricongiungimento familiare, pur non ricorrendone i requisiti di legge, ovvero ne accelerava l’iter procedimentale.

IL TARIFFARIO - In particolare il sodalizio, in cambio di somme di denaro, variabili dai mille ai 1.500 euro, procacciava nulla osta al ricongiungimento familiare in favore di cittadini extracomunitari che non disponevano dei requisiti prescritti dalla normativa vigente, solitamente per la mancanza di un reddito adeguato al sostentamento dei familiari per i quali veniva presentata la relativa istanza.

LE INDAGINI - Le investigazioni permettevano di ricostruire il complesso meccanismo escogitato dall’organizzazione per perseguire i propri illeciti fini, fondato essenzialmente sul sistematico ricorso al falso documentale: infatti venivano procurati dagli indagati falsi documenti che certificavano la residenza, contratti di locazione di immobili, certificati di idoneità abitativa, dichiarazioni di redditi attestanti la disponibilità di adeguati mezzi di sostentamento dei familiari con i quali si desiderava ricongiungersi. II provvedimento veniva eseguito nei confronti di Shahzad Ahmed e Alfonso Moscia, stante l’irreperibilità di Shahbaz Ahmed all’atto dell’esecuzione del provvedimento.

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