Grillo: “Nessun accordo con Belforte”. E sull’omicidio cambia versione durante la testimonianza
L'imprenditore non convince nel corso della sua deposizione sui rapporti col boss
“Non ho fatto accordi con Salvatore Belforte, anche perché l’ho incontrato una sola volta”. E’ questa la testimonianza di Angelo Grillo ascoltato oggi in videoconferenza durante il processo sugli appalti pilotati al Comune di Caserta.
L’imprenditore di Marcianise aveva chiesto di essere ascoltato nuovamente in aula ed il magistrato della Dda Luigi Landolfi, dopo aver interrogato sulle vicende del Comune Capoluogo, ha chiesto notizie anche sui suoi rapporti coi referenti del clan Belforte di Marcianise. Anche qui Grillo, però, è stato restìo a confermare le accuse che gli sono state rivolte dalla Dda.
“Pagavo le tangenti a Belforte per stare tranquillo” ha ribadito, sottolineando come i suoi rapporti fossero soprattutto con Bruno Buttone, ex capo clan ed oggi pentito, che era il cugino del marito della figlia. “Ho chiesto aiuto a loro quando esponenti del clan Letizia mi sono venuti a chiedere il pagamento delle tangenti” ha sottolineato Grillo.
Ma lo scontro con Landolfi si è acuito quando il discorso è arrivato sul delitto dell’imprenditore Vincenzo Passariello, ammazzato a San Clemente nel 1998 e per il quale Grillo è stato condannato a 30 anni di carcere. “Io non ho ordinato quell’omicidio, non ho chiesto nulla a Belforte” ha affermato Grillo, che poi, però, dopo qualche minuto ha cambiato la sua versione. “E’ vero, gli ho chiesto di liberarmi del problema perché Passariello voleva lo stesso appalto a cui avevo mirato all’Asl di Caserta”. Ma la sua versione traballa quando il pm della Dda lo incalza: “Ma lei cosa ha dato a Belforte in cambio di questo omicidio?”. “Niente” ribadisce, per poi rimodulare la sua versione: “Ho pagato il 5% dell’appalto”.
