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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

La 'gola profonda' inguaia l'ex sindaco: "Una quota da 70mila euro per l'appalto"

Di Giovanni sotto torchio per tre ore svela la corruzione sui lavori a Palazzo Teti-Maffuccini

Una prassi. Così ha definito la percentuale da corrispondere alle pubbliche amministrazioni per vincere gli appalti Loredana Di Giovanni, la consulente coinvolta nell'inchiesta sull'accordo corruttivo per la ristrutturazione di Palazzo Teti-Maffuccini a Santa Maria Capua.

La "gola profonda" dell'inchiesta è stata ascoltata per oltre 3 ore nel corso dell'udienza, celebrata dinanzi al collegio presieduto dal giudice Carotenuto del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, del processo che vede imputati Alessandro Zagaria di Casapesenna, l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere Biagio Di Muro, Guglielmo La Regina, il dirigente del comune di Santa Maria Capua Vetere Roberto Di Tommaso, il professore Vincenzo Manocchio e gli imprenditori di Casal di Principe Francesco e Nicola Madonna.

I RAPPORTI CON POLITICI ED IMPRENDITORI

Di Giovanni, rispondendo alle domande del pm della Dda Alessandro D'Alessio, ha raccontato dei suoi rapporti sia con Di Muro sia con Guglielmo La Regina nella sua veste di consulente. "Mi occupavo di finanziamenti per società pubbliche e private. Il mio rapporto con Di Muro era legato a frequentazioni politiche che avevo sia per motivi personali sia per questioni professionali. Il mio rapporto con il Comune di Santa Maria è iniziato nel 2013 quando svolgevo la mia attività per un'azienda che si occupava di illuminazione pubblica e proponemmo un project financing al Comune. Nell'ambito di quella vicenda si inserisce anche la mia proposta a Di Muro per l'appalto delle mense scolastiche ad Alessandro Zagaria, appalto che poi venne affidato ad altri". Di Giovanni ha anche collocato la sua conoscenza di Zagaria al periodo in cui collaborava con "la Fontana Costruzioni di Nicola Fontana che aveva sede di fronte al ristorante Il Tempio della famiglia Zagaria e dove spesso andavamo a mangiare".

Un rapporto che è diventato man mano un'amicizia: "Aveva mille idee - ha detto Di Giovanni - E lo aiutavo per progetti per avere finanziamenti europei". Amici al punto che poi la Di Giovanni si sarebbe rivolta più volte a Zagaria per fare da tramite proprio col sindaco Di Muro e che Zagaria "per amicizia" si rese disponibile a dare una mano ("Se posso vi aiuto").

I LAVORI A PALAZZO TETI

Poi la super testimone è entrata nel dettaglio dell'appalto per Palazzo Teti. "Di Muro mi disse che aveva ottenuto un finanziamento per la ristrutturazione di Palazzo Teti a cui era legato per motivi personali. Mi chiese se avessi imprese interessate a partecipare al bando e gli indicai l'impresa di progettazione di La Regina". Un imprenditore noto all'ex sindaco in quanto aveva fatto altri lavori per il Comune, secondo la ricostruzione di Di Giovanni. "Di Muro mi chiese di fissare un appuntamento - ha proseguito - Incontro a cui La Regina andò per definire un'impresa che doveva svolgere i lavori". Di Muro diede anche un'indicazione geografica: la ditta non doveva essere del territorio.

In un primo momento "venne indicata la ditta di Mario Martinelli. Il sindaco disse che non andava bene perché era del Casertano e quindi venne scelta la Lande di Cascella a cui andò l'aggiudicazione".

LA QUOTA DEL SINDACO

Di Giovanni non si occupò di questa fase. "L'iter fu seguito da La Regina che aveva un tecnico di fiducia nella commissione di gara, l'ingegnere Vincenzo Manocchio. Io dopo l’aggiudicazione rappresentai che andava riconosciuta una quota all’amministrazione ed in particolare al sindaco Biagio Di Muro. Per me era ovvio che se il sindaco ci favoriva per vincere la gara gli andava riconosciuta una quota che quantificai nel 10%. Una percentuale che non quantificai mai con il sindaco”. Insomma, un regalo “autonomo” da parte della ditta aggiudicataria anche perché “non ho mai avuto il coraggio di fare proposte corruttive a nessuno”, ha chiarito Di Giovanni.

Successivamente ci fu un incontro “a piazza dei Martiri a Napoli” per quantificare la percentuale da dare al sindaco. “In quella circostanza non venne quantificata ma La Regina mi rinviò ad un altro appuntamento con Marco Cascella, titolare della Lande”. E Cascella rappresentò “di non voler andare oltre il 3%”. Soldi che avrebbe dovuto mettere La Regina “in quanto Cascella aveva già pagato il Durc all’impresa di progettazione di La Regina per sbloccare i contratti in Comune”.

LA TANGENTE DA 10MILA EURO

Una quota del 3% significava una tangente da 70mila euro da versare al sindaco. “Servivano fatture di comodo per dimostrare le spese – ha detto ancora Di Giovanni – La Regina disse che una parte poteva procurarsela attraverso il suo commercialista. Avevamo un’urgenza immediata: 10mila euro come prima rata. Suggerii anche un ingegnere per altre fatture che avessero congruità con i lavori che si dovevano effettuare”. Alla fine Di Giovanni riuscì a farsi consegnare i 10mila euro da La Regina e si rivolge ad Alessandro Zagaria per la consegna.

I soldi vennero dati a Zagaria in un incontro alla ex Saint Gobain a Caserta. “Non ho mai dubitato che quei soldi fossero stati effettivamente consegnati a Di Muro – ha aggiunto Di Giovanni – Anche perché negli altri incontri tra me e La Regina ai quali partecipò anche Zagaria si fece riferimento alle altre dazioni da fare da cui andavano sottratti i 10mila euro già dati”.

Infine, Di Giovanni ha fatto cenno anche al rapporto tra Guglielmo La Regina ed Alessandro Zagaria. “Suggerii Zagaria a La Regina per il catering per la festa dei 40 anni della moglie di La Regina”, ha concluso Di Giovanni.   

Il processo è stato aggiornato alla prossima settimana. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Giuseppe StellatoAngelo RaucciGiovanni Cantelli, Renato JappelliUmberto Pappadia e Giovanni Abet.

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