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Cronaca Castel Volturno

Furto col trucco della finta assistente sociale: marito e moglie ‘salvi’

La Procura aveva chiesto le condanne, il giudice li ha assolti

Assolti due coniugi castellani 'ladri d'appartamento ' in 'trasferta'. Si tratta di Dora S. e Giovanni S. entrambi di 57 anni residenti ad Ischitella (Castel Volturno) che secondo la Procura della Repubblica del Tribunale di Belluno nel maggio 2018 si sarebbero resi responsabili di un furto in abitazione ai danni di un 77enne a Feltre.

Secondo la denuncia sporta dalla vittima presso la stazione dei carabinieri, i due coniugi castellani avrebbero sottratto al 77enne gioielli (tra cui catenine d'oro e fedi in oro e contanti per 400 euro) avvalendosi di un escamotage. Dora si sarebbe introdotta presso l'abitazione del malcapitato presentandosi a lui come una assistente sociale che doveva porre delle domande intrattenendolo fino a condurlo nei locali garage per consentire al complice, Giovanni, di compiere il colpo.

Una volta eseguito il furto i due congiunti si sarebbero allontanati a bordo di una Fiat Panda. Le indagini svolte dai carabinieri per l'individuazione degli autori del furto in abitazione partirono dall'auto sulla quale la coppia di malviventi era vista fuggire. L'auto era stata noleggiata dalla nipote di Dora, residente a Romano D’Ezzelino (in provincia di Vicenza), che era stata a sua volta indagata per favoreggiamento, giacché aveva sostenuto che, la mattina del colpo, la vettura le era in uso per recarsi al lavoro ed una volta giunta in loco era stata parcheggiata. Versione smentita dal sistema di lettura della targa prova secondo cui la vettura transitò nei luoghi limitrofi all'abitazione in cui si verificò il furto.

Dalle ricostruzioni dei tabulati telefonici e dalla localizzazione delle celle agganciate relative alle utenze delle due donne congiunte i militari hanno collocato Dora a Feltre individuandola come responsabile. Una ricostruzione dei fatti demolita dal difensore dei due coniugi di Castel Volturno, l'avvocato Ferdinando Letizia. La difesa, dando prova dell'inattendibilità di alcuni testimoni e della non corretta verifica delle celle telefoniche agganciate, giacché Dora risultava essere a Napoli, ha convinto il Giudice Monocratico del Tribunale di Belluno ad assolvere i suoi assistiti nonostante la richiesta di condanna del magistrato a 3 anni di reclusione per Dora e 4 anni e 6 mesi per il marito.

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