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Cronaca Casapesenna

Accusati di essere vicini a Zagaria: assolti fratelli imprenditori

Il gup ha scagionato Raffaele e Claudio Parente. Il pm della Dda aveva chiesto rispettivamente 9 e 3 anni

Assolti i fratelli Raffaele e Claudio Parente, imprenditori di Casapesenna attivi nel movimento terra e nel recupero dei rifiuti solidi urbani, coinvolti nell'inchiesta sul trasporto di rifiuti in odore di camorra della Dda di Napoli. E' quanto disposto dal gup Giovanni De Angelis del tribunale di Napoli all'esito del processo celebrato con rito abbreviato nei confronti dei due germani di Casapesenna, assistiti dall'avvocato Ferdinando Letizia.

I due erano accusati di partecipazione al clan dei Casalesi fazione Zagaria (Raffaele) ed interposizione fittizia di beni al fine di agevolare la consorteria criminale (Claudio). L'indagine dell'Antimafia iniziò nell'agosto del 2017 all'indomani dell'ennesimo sversamento abusivo di rifiuti solidi urbani in un terreno a cavallo tra le province di Napoli e Caserta. In quel contesto emerse la figura di Parente quale imprenditore vicino al clan dei Casalesi, fazione Zagaria, che secondo la Dda grazie ai favori del clan camorristico effettuava sversamenti illeciti o riusciva ad ottenere l'assegnazione di diversi appalti nel settore dei trasporti di rifiuti.

Un 'patto' - quello con il clan di Michele Zagaria - reso noto dalle dichiarazioni di 4 collaboratori di giustizia (Nicola Schiavone, Massimiliano Caterino, Luigi Cassandra, Michele Barone) che portarono il pubblico ministero Maurizio Giordano alla contestazione del reato associativo con le aggravanti per Parente, cognato di Angelo Salzillo nipote del fondatore del clan dei Casalesi Antonio Bardellino, e per il fratello Claudio l'accusa di interposizione fittizia di beni giacché amministratore delle società di trasporti oggetto dell'inchiesta.

Il legale dei fratelli Parente già nel 2021, anno in cui venne emesso il provvedimento cautelativo nei confronti dei due imprenditori, smantelló l'impianto accusatorio partendo dalle dichiarazioni rese dai pentiti dove un errore di persona portò al coinvolgimento di Raffaele Parente. La trascrizione contestata - già inglobata nel processo 'Medea' - riguardava un colloquio tra Pasquale e Carmine Zagaria dove si faceva riferimento al trasporto di rifiuti e su chi loro potessero fare affidamento. Nel corso della conversazione si menzionó 'Peppe' imprenditore vicino al clan ed erroneamente scambiato per Parente. Una svista che portò i giudici della Dodicesima Sezione del Tribunale del Riesame di Napoli ad accogliere l'istanza del difensore di Parente disponendo l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Raffaele Parente infatti tornò libero dopo 15 giorni di carcere. Nonostante le richieste del pm della Dda di 9 anni di reclusione per Raffaele Parente e 3 anni di reclusione per Claudio,il gup partenopeo accogliendo le tesi difensive ha assolto i due imprenditori perché il fatto non sussiste.

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