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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Finta escort per estorcere i soldi ai clienti, la Cassazione conferma la condanna

Annunci hot su internet, poi le minacce. Per i giudici una condotta "seriale e sistematica"

Un comportamento "seriale e sistematico". Sono queste le parole che utilizza la seconda sezione penale della Cassazione, presieduta dal giudice Giovanni Diotallevi, nel rigettare il ricorso presentato da Valeria Iandolo, 33enne di Santa Maria Capua Vetere.

La donna aveva impugnato la sentenza della Corte d'Appello di Napoli che l'aveva condannata ad oltre due anni per estorsione. La 33enne, secondo quanto emerso nei due gradi di giudizio precedenti, avrebbe attirato uomini della provincia di Avellino fingendosi un'escort. Dopo aver pattuito la somma per la prestazione sessuale ne pretendeva il pagamento anticipato. Una volta percepito il denaro scappava e successivamente minacciava i malcapitati che pretendevano la restituzione dei soldi. 

Nel suo ricorso la donna ha sostenuto di aver preteso "il giusto versamento di quanto pattuito, sebbene la prestazione non fosse stata eseguita per il rifiuto del cliente". Inoltre per il difensore Enrico Capone (che ha rappresentato l'avvocato Vincenzo D'Angelo dinanzi la Suprema Corte) "non sussiste l'ingiusto profitto e la idoneità della minaccia esercitata a coartare la volontà della persona offesa" e per questo ha chiesto la riconfigurazione del reato da estorsione a violenza privata. 

Istanze che non sono state accolte dai giudici del "Palazzaccio" per i quali "la condotta realizzata dall'imputata, la quale ha ammesso di avere ricevuto le somme di denaro indicate dalle persone offese, è stata correttamente qualificata come estorsione, poiché la donna ha posto in essere minacce per ottenere il pagamento di un corrispettivo, che non le era dovuto, non avendo eseguito alcuna prestazione, e non avendo comunque avanzato, in radice, una pretesa legittima, in quanto derivante da un accordo nullo per immoralità della causa".


 

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