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Cronaca

Fatture false per sponsorizzazioni nel ciclismo, indagato finanziere casertano

Maxi inchiesta della guardia di finanza nel vicentino: denunciate 53 persone e sequestrati beni per 100mila euro

Fatture false per sponsorizzazioni nel ciclismo dilettantistico. Maxi indagine della guardia di finanza di Vicenza, coordinata dalla Procura berica, che ha coinvolto ben 53 persone (denunciate) e decine di aziende del vicentino.

Denunce e sequestri

Tra gli indagati c'è anche un finanziere casertano in servizio presso la Compagnia di Castelfranco Veneto. Si tratta di Giuseppe Parolisi, 38enne residente a Vedelago, il quale è responsabile a vario titolo, insieme ad altre quattro persone (Nivo Azzolin, 70enne di Breganze; Giancarlo Albanese, 78enne di San Martino di Lupari; Carlo Finco, 52enne di Curtarolo; Roberto Rossi, 46enne di Colceresa), delle squadre ciclistiche, VC Breganze e Cyberteam Breganze. Gli altri 48 sono titolari di aziende che hanno ricevuto dalle associazioni e contabilizzato in dichiarazione fatture per operazioni parzialmente inesistenti, in quanto riportanti importi superiori a quelli effettivi. Nella lista spicca il nome della "Battistella" di Rossano Veneto, azienda di proprietà dei genitori di Samuele Battistella, campione del mondo in carica nella categoria under-23. Sequestrati anche beni per 100mila euro.

L'indagine

Secondo quanto riferito dai colleghi di TrevisoToday, l’indagine è partita dalla denuncia presentata da un cittadino, ciclista associato ad una società sportiva dilettantistica. L'atleta aveva evidenziato dubbi sui presunti redditi conseguiti dalla stessa associazione con cui gareggiava. Erano, secondo il ciclista, evidenti irregolarità che pregiudicavano la sua corretta posizione fiscale. Gli approfondimenti dei finanzieri del gruppo di Bassano del Grappa, partendo da questa segnalazione, hanno consentito di portare alla luce un articolato meccanismo di evasione fiscale, portato avanti da tempo attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e l’indebito utilizzo di carte di credito. In particolare, l’associazione della quale il ciclista faceva parte emetteva sistematicamente fatture per operazioni parzialmente inesistenti, aumentandone l’importo, in relazione a prestazioni di sponsorizzazione rese in favore di diverse imprese venete.

Il sistema delle fatture 'gonfiate'

Le fatture “gonfiate” permettevano agli sponsor, utilizzatori delle stesse, di dedurre un maggiore imponibile di quello effettivamente pagato e di detrarre maggiore Iva. L’associazione, potendo vantare su un regime fiscale agevolato che permette il pagamento delle imposte sulla base di una percentuale dei ricavi, una volta incassate le somme, restituiva parte delle stesse alle aziende sponsorizzatrici. Per ricavare il contante da retrocedere ed evitare prelevamenti bancari diretti (circostanza suscettibile di potenziali segnalazioni) i gestori delle associazioni avevano ingegnato un metodo sofisticato: simulando la corresponsione di somme per prestazioni sportive a decine di associati, effettuavano versamenti su Iban riferibili a carte prepagate intestate agli atleti, carte che di fatto erano nella disponibilità dei responsabili delle associazioni stesse. Versate le somme, si premuravano di ritirarle con un semplicissimo prelevamento agli sportelli automatici, in modo frazionato e, apparentemente, senza ingenerare alcun sospetto, se non quello sorto agli investigatori nella fase delle indagini, allorquando, esaminando i dati dei prelevamenti e delle celle telefoniche dei cellulari degli indagati, sono emersi anomali prelevamenti eseguiti, nel giro di pochissimi minuti, da decine di atleti allo stesso sportello automatico, proprio in coincidenza con la presenza di qualche indagato in quella precisa posizione.

Le perquisizioni

Le evidenti anomalie sono state confermate in fase di perquisizione presso le abitazioni e le sedi delle società interessate, ove le Fiamme Gialle hanno rinvenuto importanti elementi inerenti le restituzioni in contanti che venivano eseguite ai soggetti formalmente destinatari di fatture di vendita, tra i quali degli inequivocabili file in formato excel con il resoconto della gestione reale degli effettivi flussi monetari delle associazioni.

Per quanto precede, i finanzieri hanno denunciato i 5 responsabili delle associazioni, in concorso, per avere emesso fatture false per complessivi 1,4 milioni di euro, alle quali è seguita la restituzione di circa 750mila euro in contanti, e per avere indebitamente utilizzato carte di credito e di pagamento effettuando 766 prelevamenti illeciti agli sportelli Atm. I 48 titolari di imprese (tutte tra le province di Padova e Vicenza) che hanno ricevuto le fatture, invece, sono stati denunciati per avere utilizzato in dichiarazione le fatture false. La loro posizione, all’attenzione delle autorità giudiziarie competenti in base alla sede societaria, è stata attenzionata dai finanzieri del Gruppo di Bassano del Grappa sotto il profilo penal-tributario. Nei confronti di alcuni tra loro è scattato il provvedimento di sequestro preventivo, che ha permesso di sottoporre alla predetta misura cautelare la somma di 103.407,02 euro. Nei confronti di tutti, invece, la mirata e selettiva attività amministrativa di controllo fiscale ha permesso di constatare elementi negativi non deducibili per circa 400mila euro ed Iva dovuta per circa 85mila euro, con importanti recuperi da parte dell’Erario, alla luce dell’adesione ai rilievi mossi da parte della quasi totalità degli indagati. 

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