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Cronaca Marcianise

Falsi certificati per far scarcerare la madre, nessuno sconto per Belforte jr

Il figlio del capoclan aveva chiesto la continuazione tra due condanne: Cassazione respinge il ricorso

Nessuno sconto per Camillo Belforte, figlio del capoclan dei 'Mazzacane' Domenico. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso per ottenere la continuazione tra due condanne passate in giudicato, per associazione di stampo mafioso e per falso.

In particolare, l'istanza verteva sul fatto che il reato di falso era stato commesso da Belforte per ottenere certificati medici che attestassero l'incompatibilità con il regime detentivo di sua madre, Maria Buttone che in quel periodo, era reggente del clan dei Mazzacane. E quindi che l'appartenenza al clan della prima condanna fosse il presupposto per la commissione del secondo reato (per il quale è stata esclusa l'aggravante mafiosa).

Di diverso avviso i giudici. La Suprema Corte ha ribadito come per "la verifica della sussistenza di un medesimo disegno criminoso fra condotte, era necessaria un'indagine che andava ricondotta al momento in cui Belforte Camillo aveva fatto il suo ingresso nel sodalizio criminale, cioè dal 4.9.2008; che dalla stessa sentenza della Corte di appello di Napoli del 28.5.2018 risultava proprio il contrario di quanto sostenuto dalla difesa, essendo stato affermato dai suddetti giudici di merito in sede di cognizione, al fine di escludere l'aggravante contestata, che non vi era prova che la scarcerazione di Buttone Maria, ancorché elemento apicale all'interno dell'associazione, fosse strettamente funzionale all'agevolazione del gruppo cammorristico di appartenenza". Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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