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Cronaca Trentola-Ducenta

Confermata condanna per ex assessore pentito: "Inattendibile. Centro sportivo è di Zagaria"

Cassandra ha ribadito le tesi difensive per "evitare la confisca dei beni" ma i pentiti e gli accertamenti patrimoniali lo smentiscono

Le sue dichiarazioni da collaboratore di giustizia sono "inattendibili". Per questo la Sesta Sezione della Corte d'Appello di Napoli, presieduta dal giudice Antonia Gallo, ha confermato la condanna a 3 anni e 6 mesi e la confisca dei beni nei confronti dell'ex assessore di Trentola Ducenta Luigi Cassandra, poi diventato pentito, al quale non è stata riconosciuta l'attenuante della collaborazione con la giustizia.

Cassandra era accusato di intestazione fittizia aggravata dalla finalità mafiosa, in particolare per la vicenda del complesso sportivo e di intrattenimento "Night and Day" che per gli inquirenti della Dda sarebbe stato realizzato con fondi del capoclan Michele Zagaria. Fu proprio dopo la sentenza di primo grado da parte della Corte di Santa Maria Capua Vetere che Cassandra decise di avviare il suo percorso di collaborazione con la giustizia.

Ma nel corso del processo d'Appello - nel quale ha ammesso la sua partecipazione al clan dei Casalesi dal 2000 al 2011 - avrebbe omesso che il complesso "Night and Day" fosse riferibile al capoclan. Anzi, ha negaro e ribadito di aver realizzato il complesso autonomamente tra il 1995 ed il 1999, con soldi propri derivanti da guadagni sommersi. "Ha ribadito - evidenziano i giudici d'Appello - le tesi sostenute prima dell'avvio della collaborazione nell'evidente tentatuvo di sottrarre il complesso immobiliare a confisca". 

La tesi di Cassandra, infatti, sarebbe smentita in primis da altri collaboratori di giustizia. Addirittura in occasione di richieste estorsive tra il 1995 ed il 1996, l'ex assessore non avrebbe denunciato ed avrebbe speso il nome di Zagaria per sottrarsi al pagamento (circostanza ammessa dallo stesso Cassandra). Ma a smentire Cassandra ci sono anche gli accertamenti patrimoniali fatti dalla Guardia di Finanza nei suoi confronti. Ebbene, dalle movimentazioni societarie e sui conti correnti bancari di Cassandra questi avrebbe "avuto nella sua disponibilità un'incredibile quantità di denaro, per il valore di svariati milioni di euro". Ma dall'esame delle dichiarazioni dei redditi, relative al periodo 1994-2008, il reddito più alto dichiarato è di appena 16mila euro l'anno: "al limite della sussistenza", scrivono i giudici. 

I continui spostamenti di denaro e l'intestazione di beni alla moglie, trovano, a parere dei giudici, "una spiegazione esclusivamente nella provenienza illecita, ovvero riferibile allo Zagaria, del denaro che induceva l'imputato a depositarlo temporaneamente in conti correnti per il tempo strettamente necessario alla sua ripulitura". Per questo i giudici hanno definito "allarmante" la personalità tanto di Cassandra che Zagaria, anche lui condannato a 3 anni e mezzo per la stessa vicenda.


 

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