Truffa da 20 milioni di euro, finanzieri in aula contro il 'collega' al servizio della banda
Le intercettazioni finiscono nel processo a carico di 7 persone: "Chiara l'esistenza di un sodalizio"
Per la Procura la pluralità di contatti tra gli imputati emersa dal materiale captato dimostrerebbe l'esistenza dell'associazione a delinquere finalizzata alla commissione di plurime frodi fiscali ai danni dell'erario. È quanto emerso dall'escussione dell'ufficiale della guardia di finanza di Caserta, teste chiave della pubblica accusa, resa nel corso dell'udienza celebrata dinanzi al collegio della Terza Sezione presieduto dal giudice Francesco Rugarli (a latere Giuseppe Meccariello e Anna Sofia Sellitto) nel processo sulle frodi fiscali ai danni dello Stato in cui venne coinvolto anche un finanziere.
Dall'escussione dell'ufficiale delle fiamme gialle che condusse le indagini preliminari, dalle intercettazioni emergerebbe in maniera chiara l'esistenza di una associazione a delinquere; per la difesa invece si tratterebbe di una pluralità di contatti personali che non dimostrano alcun reato. Si torna in aula la fine del mese di marzo per l'escussione di uno degli imputati che per tale vicenda ha già definito la propria posizione mediante patteggiamento.
Sono finiti sotto processo Luigi Cestrone, 60 anni di San Prisco; Carlo Sales, 67 anni di Napoli; Danilo Sales, 35 anni di Napoli; Marco Ziccardi, 56 anni di Avellino; Alejandro Fabian Rascio, argentino di 64 anni; Giuseppe Dello Iacono, 77 anni di Napoli; Raffaele Perrino, 57 anni di San Prisco (quest’ultimo accusato di accesso abusivo al sistema informatico) accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, truffa ai danni dello Stato, riciclaggio, fatture per operazioni inesistenti, falsità in bilancio.
Grazie ad una complessa indagine di polizia giudiziaria ed economico-finanziaria svolta, sotto la direzione di magistrati della Procura partenopea, da militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Caserta e da personale dell’Agenzia delle Dogane di Napoli, è stato possibile individuare e ricostruire un articolato meccanismo fraudolento attraverso cui le società inserite nel circuito dell’organizzazione erano in grado di conseguire indebitamente ingenti evasioni e risparmi di imposta.
L’indagine, scaturí da una verifica ai fini iva nei confronti di una società operante nel commercio di prodotti elettronici, proseguita mediante intercettazioni sia telefoniche che ambientali furono acquisiti dati ed elementi che permettevano di accertare la commissione da parte dell’associazione composta da professionisti e consulenti contabili, imprenditori compiacenti e amministratori formali e/o teste di legno, di plurime frodi fiscali operate attraverso l’emissione e l’annotazione di fatture per operazioni inesistenti, nonché l’utilizzo dello schema tipico delle c.d. frodi carosello, ovvero, lo sfruttamento del sistema del "reverse charge" utilizzando delle società fittizie (cd. cartiere), interposte all'interno di un'operazione commerciale, al fine di far sorgere un diritto (in realtà inesistente) a detrarre l'Iva sugli acquisti e far ricadere, invece, l’onere tributario sulle citate società cartiere che i non versavano nulla all’erario.
Venne, inoltre, rilevato il ricorso ad indebite compensazioni di imposta attraverso l’utilizzo di crediti in realtà inesistenti. In tale contesto, emerse che l’organizzazione, per attribuire parvenza di regolarità contabile e fiscale alle sottostanti operazioni commerciali e finanziarie, si avvaleva dell’ausilio di consulenti fiscali e commercialisti, nonché di un appartenente alla Guardia di Finanza, in congedo Luigi Cestrone al quale era stata affidata la gestione di fatto di alcune società utilizzate per realizzare il sistema di frode. In particolare, mentre i professionisti si occupavano di pianificare le operazioni soggettivamente e/o oggettivamente inesistenti attraverso l’utilizzo di società di comodo, l’ex finanziere provvedeva, insieme ad altri membri del sodalizio, sia al reclutamento delle c.d. teste di legno cui intestare fiduciariamente le società di comodo sia a tutti gli adempimenti necessari alla realizzazione delle fittizie operazioni commerciali. Grazie a tale meccanismo, le società coinvolte hanno potuto usufruire di ingenti risparmi d’imposta, realizzando proventi illeciti da evasione fiscale per oltre 20 milioni di euro.
Nel collegio difensivo sono impegnati tra gli altri gli avvocati Giuseppe Stellato, Gaetano Balice, Francesco Picca, Paola Tafuro, Giambattista Vignola.