rotate-mobile
Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Estorsioni del clan, il tecnico comunale si difende: "Denuncio i pentiti che mi accusano falsamente"

Di Rienzo replica alle domande del pm della Dda: "Mai preso tangenti per segnalare le ditte. Non ho mai avuto debiti"

"Non mi sono mai fatto carico di prendere tangenti non capisco perché i collaboratori di giustizia mi accusano,hanno sbagliato persona. Io li denuncio". Sono le dichiarazioni rese da Gianfranco Di Rienzo, il tecnico comunale impiegato ininterrottamente per 44 anni presso il comune di Santa Maria Capua Vetere, coinvolto nell'inchiesta per le estorsioni in nome e per conto del clan dei Casalesi ai danni della ditta Pumaver srl, attiva nella manutenzione del verde pubblico nella città del Foro.

Dinanzi ai giudici della Prima Sezione Penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in composizione collegiale presieduta dal giudice Sergio Enea, il dipendente comunale con un passato all'ufficio tributi e prestato alla cessione e controllo delle aree verdi cittadine ha risposto alle domande del sostituto procuratore della Dda Giorgia Da Ponte chiarendo di non conoscere il clan dei Casalesi né di aver rivestito alcun ruolo per loro come quello affidatogli dai collaboratori di giustizia Massimo Vitolo e Antonio Monaco -anche loro finiti sotto processo insieme a Romeo Aversano Stabile e Mario Tiglio - di segnalatore di cantieri in itinere o società aggiudicatarie di appalti presso il comune sammaritano dove il clan si recava per porre in essere l'attività estorsiva.

"Non ho mai partecipato a nessuna gara d'appalto e dal 2002 al 2008 ero all'ufficio tributi. Solo nel 2004 mi venne affidato l'incarico di consegnare le aree verdi alle ditte assegnatarie e di controllare - ha spiegato ai giudici Di Rienzo - i collaboratori di giustizia so che erano tali per le vicende lette suoi giornali". In riferimento ad Antonio Monaco, Di Rienzo ha ammesso di conoscerlo poiché era il figlio di un collega e che aveva appreso delle sue vicende giudiziarie oltre che dai giornali anche dal padre offrendosi poi di partecipare ad una colletta per aiutare la rispettabile famiglia Monaco a pagare le spese giudiziario del pentito.

Eppure sono stati proprio i pentiti Di Monaco e Vitolo a chiarire la posizione del tecnico comunale come una loro pedina: per le segnalazioni avrebbe ricevuto denaro o l'assolvimento di debiti contratti presso un usuraio locale. Di Rienzo ha chiarito "non ho mai avuto debiti, né ho avuto mai bisogno di prendere a prestito somme di denaro da un usuraio. Sono benestante da generazioni se avessi avuto bisogno di soldi sarei andato dalla mia famiglia poiché siamo molto uniti".

Per i magistrati antimafia però gli imputati con minaccia consistita nel fare valere la forza intimidatoria del clan dei Casalesi fazione Schiavone estorcevano denaro a Alfredo Cicala e conseguentemente alla ditta Pumaver srl svariate somme di denaro procurandosi così un ingiusto profitto. Attraverso i proventi estorsivi il clan si procurava una provvista per il pagamento degli stipendi agli affiliati e ai loro familiari assicurando così la sopravvivenza della stessa organizzazione. Le condotte estorsive furono compiute nel 2004 accertate dall'attività di indagine della squadra mobile di Caserta alla ditta Pumaver srl che vinse una gara d'appalto con il comune di Santa Maria Capua Vetere e che dal 2004 al 2009 vennero richieste tangenti in occasione delle festività pari a 4000 euro cadauna.

Gianfranco Di Rienzo ha chiarito che conosceva nel 2004 solo la ATI Frama e che poi si era verificata la cessione del ramo di azienda alla Pumaver srl di Alfredo Cicala e che lo conobbe solo come nuovo referente avendo con lo stesso un rapporto lavorativo. Della contraddittorietà delle dichiarazioni rese dai due collaboratori di giustizia/ imputati se ne è fatto portavoce Mario Tiglio, specificando che non conosceva la ditta Pumaver né Alfredo Cicala né di aver mai avuto contatti con Gianfranco Di Rienzo nella sua veste di segnalatore per il clan dei Casalesi. Si torna in aula la metà del mese di novembre per l'escussione dell'imprenditore taglieggiato Alfredo Cicala. Nella difesa sono impegnati gli avvocati Giuseppe De Lucia,Carlo De Stavola, Paolo Di Furia, Mauro Iodice, Domenico Esposito, Patrizia Sebastianelli.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Estorsioni del clan, il tecnico comunale si difende: "Denuncio i pentiti che mi accusano falsamente"

CasertaNews è in caricamento