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Cronaca Villa Literno

Estorsioni del clan: perito ritarda con le intercettazioni e ora rischia il processo

Il pm ha chiesto l'invio degli atti in procura per il consulente. Il giudice revoca l'incarico

Atti in Procura per il perito che da 9 mesi procrastina il termine per il deposito delle intercettazioni telefoniche nel processo a carico di Vincenzo Ucciero, l’unico dei 14 indagati (gli altri indagati hanno proceduto con rito abbreviato) per associazione a delinquere, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, finito a dibattimento dinanzi ai giudici della seconda sezione in composizione collegiale presieduta dal giudice Lucia Ferraro, del Tribunale di Napoli Nord.

Nonostante l'ulteriore proroga concessa dalla Procura per il deposito, del materiale captato non c'è stata traccia. Il consulente ha avallato scuse e giustificazioni che hanno fatto infuriare il Sostituto Procuratore della Dda di Napoli Maurizio Giordano che ha disposto l'invio degli atti in Procura contro il perito. Il dubbio che serpeggiava in aula è che il perito fosse stato avvicinato da 'amici' del clan dei Casalesi e per questo potrebbe aver scelto di dilatare i tempi. A seguito della revoca del perito inadempiente sono stati nominati altri due periti che dovranno trascrivere il materiale captato dagli inquirenti. Si torna in aula la metà del mese di dicembre per l'affidamento dell'incarico.

Vincenzo Ucciero, difeso degli avvocati Marco Ucciero e Antonio Abet, era considerato il reggente, assieme a Oreste Reccia, del neo cartello della camorra che mirava alla riconquista dei territori di Villa Literno, Aversa, San Cipriano d'Aversa, San Marcellino e Giugliano in Campania a suon di estorsioni perlopiù a imprenditori liternesi per conto degli 'amici di Casale'. Secondo i magistrati della DDA partenopea ciascuno forniva il proprio contributo nel meccanismo mafioso con il solo scopo di agevolare gli esponenti della 'vecchia guardia' del clan dei Casalesi al fine di perpetrare l'egemonia sui territori che un tempo erano dei gruppi di Schiavone, Zagaria, Bidognetti, Iovine. Il loro modus operandi era quasi un marchio di fabbrica: estorsioni, pestaggi, utilizzo di armi illecitamente detenute e spesso celate in casa dagli appartenenti al sodalizio criminale. Una delle vittime di estorsione si è costituita parte civile con l'avvocato Mario Griffo. 

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