CAMORRA Pressioni al testimone, il pm chiede di acquisire gli atti

Pressioni ambientali che avrebbero spinto la vittima di estorsioni, aggravate dal metodo mafioso, a modificare o dire parzialmente i fatti. E' questo il motivo per cui il pubblico ministero della Dda Giordano ha chiesto l'acquisizione dei verbali delle dichiarazioni rese ai carabinieri nel 2013 da parte di un imprenditore che ieri ha reso un'escussione "lacunosa" in aula.

Tra gli imputati al processo ci sono Nicola Cangiano, Giacomo D'Aniello, Pasquale Ciocia, Amedeo Fabozzo, Luciano Esposito, Gennaro Corzo e Nicola Mastrillo. L'accusa è di aver commesso estorsioni ai commercianti di Aversa, alcuni dei quali ieri sono sfilati in tribunale. Una delle vittime ha spiegato di aver pagato alcune persone "con soldi e merce", stufe e telecamere, per "stare tranquillo" senza, però ammettere una richiesta di soldi ma solo perché "se ne sentono tante".

Numerose sono state le contestazioni del pm al testimone che ha cambiato diverse volte versione dei fatti fornendo dettagli incompatibili con le dichiarazioni già rese ai carabinieri. Circostanza che ha spinto il pm a parlare di "condizionamento ambientale che lo ha spinto a modificare o dire parzialmente i fatti". Per questo è stata chiesta al giudice Maria Francica l'acquisizione dei verbali senza tener conto delle dichiarazioni rese in aula dal negoziante, ieri accompagnato coattivamente al Palazzo di Giustizia.

Questione a cui si è opposto il collegio difensivo con l'avvocato Pizzo, a nome di tutti i difensori, che ha chiesto al giudice di rigettare l'istanza della Procura Antimafia. Adesso il giudice Francica dovrà decidere sulla questione. Nell'udienza di ieri è stato ascoltato anche il titolare di un caseificio che ha dichiarato di "non aver subito richieste estorsive". L'azienda di famiglia fino a qualche tempo fa era gestita dal padre che "in passato ci ha raccontato di aver subito tali richieste". Il processo è andato all'inizio di luglio.