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Cronaca Casal di Principe

Schiavone svela il business delle ecoballe: "Una piazzola sul terreno dei Mastrominico"

Schiavone racconta l'affare ed i dissidi con Zagaria. Oltre 3,8 milioni per il fitto e la realizzazione del sito

Michele Zagaria voleva gestire il business delle ecoballe su un terreno degli imprenditori Giuseppe e Pasquale Mastrominico, legati al clan Schiavone. A rivelarlo ai magistrati della Dda è stato Nicola Schiavone, il primogenito del capoclan Francesco Sandokan. Si tratta di dichiarazioni di particolare rilievo investigativo in quanto confermano l'affaire della realizzazione di una piazzola per le ecoballe a Santa Maria la Fossa su terreni intestati alle mogli dei due imprenditori.

"Il rapporto con i Mastrominico ebbe un momento di particolare rilievo con riferimento ad una vicenda relativa alla costruzione di una piazzola per le ecoballe su un terreno di loro proprietà per il quale essi intendevano naturalmente svolgere direttamente i lavori, affidati dagli enti preposti alla gestione per l'emergenza rifiuti", racconta il rampollo di casa Sandokan.

Sulla cosa aveva messo gli occhi anche "Michele Zagaria (che) pretendeva di gestire lui la cosa, sia per l'edificazione della piazzola sia per la fornitura del calcestruzzo" ad una ditta a lui vicina. "Fu questa una delle vicende - prosegue Schiavone - in cui i Mastrominico non si sentirono tutelati da Antonio Iovine e fui direttamente io tramite Massimiliano Caterino, detto 'o Mastrone, a far pervenire a Michele Zagaria l'ambasciata che i lavori dovevano farli i Mastrominico visto che, tra l'altro, si trattava di operare su un loro terreno e che trattandosi di una cosa mia avrei deciso io chi avrebbe dovuto fornire il cemento e con quale presso e, senz'altro, non avremmo versato nulla a Michele Zagaria per questa operazione".

Le parole di Schiavone hanno un preciso riscontro in una relazione della Commissione Parlamentare sul Ciclo Rifiuti in Campania, dell'anno scorso, che ha fotografato i costi per gli affitti dei siti utilizzati per lo smaltimento delle ecoballe. Secondo quanto si legge nella relazione della Commissione Parlamentare "Un terreno, di proprietà dei fratelli Mastrominico era stato individuato come sito per il materiale posizionamento delle ecoballe e Michele Zagaria aveva, così, contattato Mastrominico (non apparendo, comunque, chiaro e definito di quale dei due fratelli, in realtà si trattasse) per poter eseguirvi dei lavori, dato che Zagaria voleva, appunto, concederlo in fitto per porvi le ecoballe, ma la risposta era stata negativa e Zagaria, allora, aveva fatto pressioni su Mastrominico affinché accondiscendesse le sue richieste". 

Sulla questione "era, così, intervenuto Nicola Schiavone, il quale aveva detto a Zagaria di lasciar perdere Mastrominico, perché si trattava di un'impresa che lavorava con loro; ed in questo contesto – per dirimere questa vicenda - vi erano stati vari incontri, cui aveva partecipato lo stesso Iovine, così come anche Nicola Panaro e Nicola Schiavone; ed effettivamente, nel processo (a carico dei Mastrominico e del sindaco di Villa Literno Enrico Fabozzi nda) è stata acquisita, documentalmente, prova che nel dicembre del 2003 era stato stipulato un contratto di locazione fra la Fibe SpA e le coniugi dei due imputati (Mastrominico Giuseppe e Mastrominico Pasquale), rispettivamente Martinelli Giuseppina e Fontana Luigia, nella veste queste ultime di proprietarie di questi terreni, siti in Santa Maria la Fossa, alla località ·Pozzo Bianco".

Un affare, quello della realizzazione della piazzola per le ecoballe, milionario. "Una locazione decennale per un totale di 1.880.000 euro", scrivono ancora i componenti della Commissione Parlamentare. Per la realizzazione del sito Fibe affidò a Pasquale Mastrominico due subappalti, per un totale di due milioni di euro.

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