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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Casal di Principe

Droga del clan, perito scagiona nipote del boss: "La voce intercettata non è la sua"

Per il consulente Porto il timbro di Diana è meno nasale e più giovanile di quello dell'audio whatsapp finito sotto i riflettori dell'Antimafia

C'è una probabile difformità tra la voce di Gaetano Diana, figlio di Elio e nipote del boss Francesco Schiavone Cicciariello, e quella dell'audio ritenuto una delle prove maestre del suo coinvolgimento nello spaccio di droga nella zona di Casal di Principe.

Un vero e proprio colpo di scena quello accaduto nel corso del processo a carico di Diana, celebrato dinanzi al collegio presieduto dal giudice Luciana Crisci del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il consulente nominato dal tribunale, per fugare i dubbi sull'identificazione di Diana ha evidenziato come quella voce non sia quella dell'imputato.

In particolare, l'ingegnere Porto ha sottolineato che l'audio oggetto dell'accusa - un messaggio vocale inviato via whatsapp e captato da una cimice ambientale posizionata in un'auto - fosse particolarmente danneggiato al punto da non rendere possibile una comparazione oggettiva con un altro file della voce di Diana (registrata durante il processo). Se, comunque, non è stato possibile formulare una comparazione oggettiva, il perito ha comunque riportato nella sua relazione quella che è una comparazione 'percettiva' concludendo che tra la voce dell'audio whatsapp e quella dell'imputato vi fosse una "probabile differenza" in quanto la voce di Diana risulterebbe "meno nasale e più giovanile" rispetto a quella del messaggio.

Proprio la metodologia utilizzata per il riconoscimento di Diana - un ufficiale dei carabinieri riconobbe nella voce del nipote di Cicciariello, incontrato una sola volta, quella dell'audio ritenuto prova della partecipazione al sodalizio dedito allo spaccio - fu alla base della sua scarcerazione da parte del Riesame che aveva evidenziato come tale modalità "non può rivestire sufficiente valenza indiziaria". Il processo - nel quale è imputato anche l'albanese Erjon Bixi - riprenderà fra un paio di settimane. Diana è difeso dall'avvocato Alfredo Santacroce.

L'inchiesta è quella che vide diversi indagati che avrebbero messo in piedi una vera e propria consorteria dedita allo spaccio di stupefacenti, in particolare cocaina, hashish e marijuana, con la copertura di esponenti del clan dei Casalesi a cui erano legati da vincoli di parentela. La maggior parte degli indagati è stata giudicata con rito abbreviato. Per loro è tuttora pendente il processo in Appello. 

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