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Cronaca

Cocaina spacciata nel circolo: chieste 12 condanne

Requisitoria del pm Landolfi a margine del processo con abbreviato

Sono 12 le richieste di condanna da parte del pubblico ministero della Dda Luigi Landolfi nei confronti di altrettanti imputati coinvolti nell'inchiesta sullo spaccio di droga nel circolo di San Clemente, a Caserta. 

Il pm ha invocato 20 anni per Luigi Belvedere, 29enne di Caserta ed attualmente ricercato in Sudamerica; 14 anni per Francesco Capasso, 28 anni di Aversa; 10 anni per Vincenzo De Lucia, 51 anni di Caserta; 12 anni per Gaetano Ferrante, 25 anni di Casagiove; 12 anni per Massimiliano Luiso, 27 anni di Caivano; 10 anni per Michael Natale, 28 anni di Caivano; 10 anni per Vincenzo Alfredo Natale, 35 anni di Caserta; 12 anni per Celestino Pasquariello, 26 anni di Casagiove; 10 anni per Valerio Pasquariello, 34 anni di San Prisco; 18 anni per Luca Piscitelli, 27 anni di Maddaloni; 8 anni per Salvatore Piscitelli, 29 anni di Caiazzo; 12 anni per Umberto Zampella, 38 anni di Caserta. Si torna in aula a settembre per l'inizio delle discussioni dei legali. Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Nello Sgambato, Gerardo Marrocco, Daniele Delle Femmine, Cesare Gesmundo, Bruno Moscatiello, Paolo Sperlongano, Rossella Calabritto, Viviana Pasquariello, Antonello Fabrocile e Riccardo Moschetta.

Secondo quanto emerso dalle indagini, il gruppo aveva messo in piedi un business della droga da migliaia di euro a settimana derivante dalla vendita di stupefacenti, prevalentemente cocaina e crack. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, la banda riusciva a rifornirsi di droga attraverso un canale privilegiato di approvvigionamento a Caivano. Lo stupefacente veniva stoccato, lavorato e suddiviso in dosi in un appartamento di via Cittadella, preso in fitto da un prestanome (risultato estraneo alla vicenda).

Per le "corse della droga", cioè per le spedizioni per andare ad acquistare lo stupefacente a Caivano, il gruppo utilizzava auto, sempre diverse, prese a noleggio, in modo da non essere intercettati. Dopo l'acquisto la cocaina finiva nell'appartamento per essere lavorata e trasformata in crack o suddivisa in singole dosi. Una sorta di raffineria artigianale. Successivamente veniva spacciata al dettaglio. Sia gli appuntamenti con i clienti direttamente in strada. Sia all'interno dello "Sport Club Giovanile" di via Caprio Maddaloni di cui Salvatore Piscitelli era custode. Proprio il circolo era il luogo fisico in cui gli acquirenti sapevano di riuscire a reperire la droga.

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