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Cronaca Castel Volturno

Ricercato da 18 mesi, stanato a Pinetamare latitante 46enne | FOTO

L'uomo era destinatario di un provvedimento di custodia cautelare: è accusato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga

Ha scelto Castel Volturno, località Pinetamare, per far perdere le sue tracce da più di 18 mesi. Si tratta di Benyoucef Bouabdallah, 46enne algerino irregolare sul territorio italiano destinatario di un provvedimento cautelare emesso dalla Procura della Repubblica di Livorno per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla detenzione illecita e lo spaccio di sostanze stupefacenti, eseguito dai carabinieri della Stazione di Castel Volturno.

Il ricercato algerino faceva parte di una fitta rete di spaccio che riforniva l'intera Isola d'Elba smantellata dai carabinieri di Portoferraio e Livorno coadiuvati dai carabinieri delle stazioni di Pinetamare, Terrasini (PA) e dal nucleo carabinieri cinofili di Firenze, nell'operazione deniminata 'Delfino Algerino'.

Droga arresto Pinetamare

Un'attività investigativa protrattasi per circa un anno e mezzo a cavallo tra l'autunno del 2017 e l'estate del 2019 che ha portato all'emissione di otto misure di custodia cautelare (7 arresti domiciliari ed 1 custodia in carcere) nei riguardi di otto persone: Francesco Mancini, 46enne avvocato romano con base a Livorno; Aurel Zhupa, 43enne albanese collaboratore di studio di Mancini (tradotto in carcere); i fratelli Marco ed Andrea Coppola di 42 e 34 anni; Emanuele Maniaci, 27enne (rintracciato a Terrasini in provincia di Palermo), Issam Belemaalen 36enne algerino e Mohamed Oueslati, algerino di 33 anni entrambi immigrati irregolari nel territorio italiano.

Benyoucef Bouabdallash insieme all'avvocato Francesco Mancini erano gli egemoni della piazza di spaccio isolana. Oltre che essere assuntori abituali si occupavano di far arrivare i 'carichi' di stupefacenti sull'Isola d'Elba che venivano poi smistati per la vendita al dettaglio dall'albanese Zhupa ed i due algerini irregolari Issam Belemaalen e Mohamed Oueslati.

Attraverso pedinamenti, servizi di osservazione ed intercettazioni telefoniche i militari hanno ricostruito oltre 200 episodi di spaccio al dettaglio di cocaina da parte degli indagati, nei confronti di numerosi cittadini elbani per un volume d'affari di decina di migliaia di euro. I pusher prendevano appuntamento con i loro clienti utilizzando un linguaggio in codice. 'Caffè', 'Birra', 'Istanza', 'Atti' era la denominazione della droga; 'l'Ufficio' era utilizzato per indicare il luogo dello spaccio. Gli incontri per la cessione degli stupefacenti erano perlopiù negozi e supermercati. La maxi operazione ha portato al sequestro di oltre mezzo chilo di cocaina e circa 8mila euro in contanti rinvenuti presso le abitazioni degli indagati all'esito delle perquisizioni dei militari.

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