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Cronaca

“Condannateli a bonificare Lo Uttaro”

La Corte d'Appello conferma la prescrizione dei reati a carico di Limatola e Tarantino, ma chiede come risarcimento la bonifica dell'area

L'area Lo Uttaro di Caserta va bonificata a carico di Antonio Limatola e Emilia Tarantino rispettivamente ex direttore generale del consorzio Ce3 ed ex commissario straordinario del consorzio di bacino Ce4. Lo ha invocato il procuratore generale della V Sezione Penale della Corte d'Appello di Napoli che, pur confermando la prescrizione dei reati di traffico illecito e gestione illecita della discarica, ha chiesto la conferma delle statuizioni accessorie compreso il risarcimento alle parti civili disposto dopo la condanna pronunciata in primo grado.

Antonio Limatola (difeso dall'avvocato Gabriele Amodio) e Emilia Tarantino (difesa dagli avvocati Umberto Pappadia e Giuseppe Stellato) nell'ottobre del 2005 erano stati condannati dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere con le accuse di traffico illecito di rifiuti e gestione illecita della discarica Lo Uttaro. Un anno e sei mesi inflitti a Limatola, mentre 8 mesi a Tarantino; oltre all'esecuzione della bonifica dell'area e il ristoro per le parti civili: Legambiente circolo di Caserta (rappresentata in giudizio dall'avvocato Achille D'Angerio), Comitato per la salute pubblica, Comitato di quartiere Parco Cerasola-Centurano-Parco degli Aranci, Comitato emergenza rifiuti, Coordinamento associazioni casertane, Comitato per la vivibilità di Maddaloni, associazione Terra Nostra, tutte assistite dall'avvocato Mario Mangazzo.

La Corte d'Appello partenopea nel 2017 aveva dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione dei reati confermando le statuizioni accessorie: bonifica e ristoro delle parti civili. I legali di Limatola e Tarantino presentarono ricorso alla Suprema Corte lamentando la mancata considerazione dei propri motivi di impugnazione in merito al proscioglimento completo dall'accusa. Ricorso che la Terza Sezione Penale della Cassazione, presieduta dal giudice Luca Ramacci, ha accolto, rinviando nuovamente dinanzi alla Corte d'Appello di Napoli il giudizio "non limitato alle sole statuizioni civili ma esteso alle statuizioni accessorie di carattere ripristinatorio".

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