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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Trasferito dopo aver denunciato la mattanza, Ciro inizia lo sciopero della fame

La rivelazione della moglie a Casertanews: "Imbottito di psicofarmaci dorme tutto il giorno. Per noi i colloqui a 300 chilometri sono impossibili"

Ha denunciato le torture subite e, dopo il trasferimento al carcere di Spoleto, ad oltre 300 chilometri dalla famiglia, ha iniziato lo sciopero della fame. E' questa la vicenda di Ciro Esposito, uno dei detenuti coraggiosi che ha denunciato i pestaggi da parte degli agenti della polizia penitenziaria avvenuti il 6 aprile 2020 all'interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere. A denunciare la situazione è la moglie, Flavia, preoccupata per le condizioni del marito che già in passato ha tentato il suicidio in cella. Un mostro che sembra essere tornato nella sua mente: "Do il mio consenso a farmi una siringa di eutanasia così solo potrò stare in pace", ha scritto in una recente lettera alla moglie, pubblicata dalla donna su Tik Tok. 

Una vicenda assurda quella di Ciro Esposito. "Dopo aver saputo dei pestaggi ho denunciato tutto il 10 aprile - racconta Flavia a Casertanews - A distanza di qualche mese mio marito venne messo ai domiciliari e presentava ancora i segni di quelle violenze. In occasione delle torture, Ciro consegnò spontaneamente un piccolo telefonino che aveva con sé e venne messo, insieme con altri, nelle celle di isolamento, dove non ci sono i video. Poi è stato sentito in Procura, qui ha visto dei video che ritraevano quelle violenze e si è riconosciuto. Quando le immagini delle torture sono diventate di dominio pubblico mio marito mi ha detto che quella è solo una parte dei video che lui ha visto, ma che ce ne sono anche altri". 

Durante la sua permanenza ai domiciliari Ciro "non dormiva di notte, era agitato. Ricordo che gridava nel sonno: 'non picchiatemi, basta'". L'inchiesta della magistratura è andata avanti, fino agli arresti. Nel frattempo, Esposito dopo un periodo di detenzione in casa è tornato in carcere, stavolta a Secondigliano. Da qui, condividendo lo stesso destino di altri 46 detenuti, è stato trasferito. "Noi lo abbiamo saputo dalla sorella di un altro detenuto che era stato trasferito. Ciro chiese a lui di farci avere questa notizia", prosegue la moglie. 

E la destinazione è lontana. Spoleto: 329 chilometri da casa. "Abbiamo 4 figli di cui due piccoli (Esposito è padre di altri 4 ragazzi avuti da un precedente matrimonio nda) - dice ancora Flavia - Già quando era detenuto a Napoli non era semplice organizzarsi per i colloqui, adesso per noi è praticamente impossibile". 

Una lontananza che acuisce il senso di smarrimento di Esposito e con esso le preoccupazioni di sua moglie. "L'ho sentito qualche giorno fa - dice  ancora Flavia - Mi chiedeva aiuto, piangeva. Mi ha detto che gli danno farmaci e che glieli fanno ingoiare davanti a loro. Sta lì e dorme tutto il giorno. Ha detto che è stanco di andare avanti così. Le sue richieste rimangono spesso inascoltate, ormai è un detenuto marchiato". 

Uno stato d'animo testimoniato anche da una lettera inviata nei giorni scorsi. "Io al Ministro e a chi di dovere chiedo in quanto già ho subito quella tortura di Santa Maria cui si parla, ora dovrò continuare a subire dopo avermi portato lontano dalla mia famiglia. Ho richiesto una comunità ma per qualche ragione sto ancora in carcere - scrive Ciro - Lo avevo chiesto anche perché ho passato una brutta vita anche per colpa della droga e ora assumo farmaci che mi fanno solo dormire tutta la giornata. Chiedo con tutto il cuore di riportarmi a Secondigliano dove mi trovavo o a Poggioreale. I miei figli già stanno soffrendo per colpa mia e quell'ora di colloquio con loro è importantissima per noi da passare insieme. Se poi non si potrà, io a star così a dormire tutto il giorno con l’ansia e la paura per quello che è successo non voglio: do il mio consenso a farmi una siringa di eutanasia così solo potrò stare in pace e la mia famiglia potrà rifarsi una vita. Fin quando Dio mi darà la forza sto qui in sciopero della fame".

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