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Cronaca

Attentato sotto casa, la Dda indaga per simulazione di reato

L'ammissione del giornalista: "Ho commesso errori, alcuni gravi". Ma ora è necessario un provvedimento che eviti di far perdere credibilità ad una intera categoria

In una società sempre connessa è facile sentirsi soli ed abbandonati. I ‘like’ sui social network e la voglia di essere riconosciuto, stanno cancrenizzando una larga fetta di cittadinanza. E se pensate che le vittime siano solo i ragazzi, i più giovani, purtroppo vi sbagliate. Le richieste di attenzione sono le stesse, forse anche maggiori, quando si diventa più maturi. In tanti momenti ci sarebbe bisogno di quel contatto fisico, quello sguardo occhi negli occhi, che fa capire più di mille parole. 

E’, forse, quello che è accaduto anche al collega giornalista di Cesa Mario De Michele, diventato in poche ore da vittima a suo stesso carnefice. Da domenica pomeriggio, quando ha annunciato il suo ‘addio’ a ‘CampaniaNotizie’, il giornale online che aveva creato ormai una decina di anni fa, è iniziato il ‘tam tam’ per trovare una spiegazione a quella frase “ho commesso qualche errore. Alcuni gravi. Imperdonabili”. E l’errore, quello più grave, glielo contesta la Dda, cioè proprio quei magistrati che stavano indagando sugli attentati che aveva subito nei mesi scorsi e che avevano portato il prefetto di Caserta a dare l’ok alla scorta per il collega. “Simulazione di reato”: questo è l’errore contestato a De Michele relativamente ai fatti avvenuti un paio di settimane fa a Cesa, quando denunciò l’esplosione di colpi di pistola contro la sua abitazione. Per i magistrati ha mentito ed ora saranno le indagini (ed il processo) a dover chiarire tutto. Per conoscere la verità giudiziaria si dovrà attendere che la giustizia faccia il proprio corso.

La verità reale, quella, la conosce solo Mario De Michele. Che in questi mesi ha avuto vicino lo Stato ed anche la maggior parte dei colleghi che gli hanno manifestato solidarietà e vicinanza vera. E che ora si ritroverà più solo ma forse più leggero. Svestiti i panni di “giornalista anticamorra” che aveva indossato negli ultimi mesi. Il suo gesto, però, se confermato dalla verità giudiziaria, non potrà passare sotto traccia. Perché rischia di rendere più “attaccabili” anche i giornalisti che, quotidianamente, sono costretti a convivere con minacce, pressioni e tanto altro. Questo non lo possiamo rischiare. Per l’errore di uno, non possono pagare tutti. Siamo convinti che l’Ordine dei Giornalisti della Campania guidato da Ottavio Lucarelli, che in questi mesi è stato molto vicino a De Michele (come deve fare un rappresentante di categoria, si noti bene) non potrà esimersi da un provvedimento forte. La sospensione per aver “compromesso la dignità professionale”, così come sancita dall’articolo 54 della Legge sulla Stampa del 1963, immaginiamo possa essere la strada migliore. A Mario un grande abbraccio sul piano umano, ma per ora è meglio spegnere le luci su quella professionale.

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