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Cronaca Castel Volturno

Distruzione abusiva di un canale, due assoluzioni dopo 4 anni

Il giudice ha ritenuto non procedere perché il fatto non sussiste

Assolti perché il fatto non sussiste. È quanto deciso dal giudice Giorgio Pacelli del tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti di P.M., 37enne di Castel Volturno e U.C., 65enne di Castel Volturno accusati di deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi e deturpamento e imbrattamento di cose altrui. La vicenda nasce nell'agosto 2018 quando il vecchio proprietario di un fondo rurale a Castel Volturno denuncia l'abusiva distruzione di un canale irriguo posta in essere da P.M. attuale affittuario del terreno ove scorreva il canale interrotto. Alla denuncia fa seguito il controllo degli agenti della polizia municipale e dei carabinieri della stazione di Castel Volturno che giunti sul posto notano una striscia di terreno smosso che tagliava longitudinalmente l'appezzamento agricolo compatibile con il tracciato del canale che si interrompeva nel punto in cui aveva inizio la striscia di terreno di riporto per poi riprendere dall'estremità opposta tale fascia di terreno aveva lunghezza di 70 metri ovvero lunghezza dell'intero appezzamento di terreno ed in corrispondenza della stessa c'era una sezione di tubatura in cemento analoga a quella utilizzata per la realizzazione dei canali irrigui.

Alla guida di mezzi d'opera i militari trovarono un uomo U.C. che ammise di aver eseguito il riempimento de canale irriguo su commissione dell'affittuario del terreno attuale. A seguito di accertamenti risultò che il canale irriguo interrotto denominato 3° secondario Mazzafarro fosse di proprietà del Demanio dello Stato ramo Bonifiche che intimò il ripristino dello stato dei luoghi ai proprietari confinanti. I due castellani difesi dall'avvocato Ferdinando Letizia vennero denunciati per deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi nonché deturpamento e imbrattamento di cose altrui. La difesa ha fatto emergere che l'intento dei deferiti era quello non di deturpare bensì di riparare il canale occluso che quindi  non consentiva la raccolta delle acque di scolo. Tesi che ha convinto il giudice sammaritano tanto da assolvere P.M. e U.C. dai reati loro ascritti perché il fatto non sussiste

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