“Positivo al Covid, costretto ad uscire per i tamponi alle mie figlie”
La storia raccontata a CasertaNews da un cittadino di Casal di Principe: “Assistenza nulla da parte dell’Asl”
Una storia che arriva da Casal di Principe. Che racconta, ancora una volta, una falla nel sistema. Errori che si accavallano e che dimostrano, qualora ce ne fosse bisogno, che per uscire da questa maledetto pandemia serve ancora fare tanta strada. C’è un papà che è stato costretto a violare una legge, e una Asl (con tutto un sistema sanitario) che non è riuscita a garantire un diritto.
La storia dicevamo arriva da Casal di Principe dove un papà di due bambine, positivo al Covid-19, è stato costretto a violare la quarantena domiciliare per accompagnare le proprie figlie a fare il tampone molecolare. E a spiegarlo è lui stesso, che giustamente preferisce restare nell’anonimato: “Ho scoperto di essere positivo al Covid quasi per caso, per un controllo sul posto di lavoro. Sono rimasto a casa senza alcun sintomo, e stavo vivendo la mia quarantena domiciliare. Ma poi è arrivata la paura: le mie due bambine hanno accusato i primi sintomi di febbre e dolori per tutto il corpo. Essendo positivo ho avvisato immediatamente il mio medico di base di quello che stava accadendo. E subito è stato previsto il tampone molecolare per entrambe”.
Solo che qualcosa è andato storto: “Sono passati i giorni e nessuno dall’Asl ci ha chiamato per venire a casa. Intanto le mie bambine avevano la febbre, ed io non sapevo se fosse Covid oppure no. Ho chiamato, insieme a mia moglie, decine di volte all’Asl per avere risposta. Quando avevo l’opportunità di parlare con un operatore spesso non riusciva a darmi indicazioni valide”. Fino a quando “c’è stato un operatore che mi ha detto che sarebbero potuti passare anche 15 giorni per un tampone molecolare a casa. A quel punto non ho capito più nulla, dovevo necessariamente conoscere le condizioni delle mie figlie”.
E quindi chiama l’Asl e il suo medico di base e prenota il tampone al drive-in ad Aversa solo che “non avevo nessun parente che potesse accompagnare le bambine ad Aversa”. E quindi, nonostante fosse positivo al Covid, “ho deciso di uscire di casa e di recarmi al drive-in per i tamponi. Posso semplicemente dire che lì non ero l’unico ad essere positivo, in tanti, troppi, abbiamo capito che l’assistenza domiciliare non è soddisfacente per non dire nulla. Ho sicuramente sbagliato ma non me ne faccio una colpa. Non potevo più aspettare, dovevo tutelare la salute delle mie bambine. Non potevo fare altro”.