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Cronaca Curti

Giustizia lenta per l'emergenza Covid, funzionario Asl scarcerato con un mese di ritardo

Il Riesame ha annullato l'ordinanza per Leone Albalonga: potrà anche essere reintegrato in servizio

Torna libero con un mese di ritardo, a causa  del rallentamento della giustizia provocato dall'emergenza Coronavirus, il funzionario Asl Leone Albalonga, 63 anni di Curti, coinvolto nell'inchiesta "Minerva", condotta dai Nas di Caserta e che ha fatto luce sul cosiddetto "sistema Corvino", un giro di corruzione per truffare il Sistema Sanitario Nazionale e far ricevere ai centri riferibili a Pasquale Corvino, ritenuto promotore del sodalizio e finito ai domiciliari, rimborsi non dovuti. 

E' stata l'ottava sezione del Riesame di Napoli ad accogliere il ricorso presentato dai legali di Albalonga, gli avvocati Giuseppe Caiati e Marco Schiavone, ed annullare l'ordinanza di custodia cautelare, spiccata dal gip Rosaria Dello Stritto, sia per quanto concerne le esigenze cautelari sia sui gravi indizi di colpevolezza. Con la decisione dei giudici della Libertà, inoltre, Albalonga potrà anche essere reintegrato a lavoro in quanto la sospensione dal servizio riguardava il periodo in cui era ristretto in carcere. Il funzionario dell'Asl, quindi, torna al suo posto, sia pure con un mese di ritardo.

La dilazione dei tempi della giustizia per l'emergenza sanitaria, infatti, ha permesso lo svolgimento dell'udienza dinanzi al Riesame ad oltre un mese e mezzo dall'arresto. Nel frattempo i legali avevano presentato istanza al gip per revocare la misura cautelare o, quantomeno, sostituirla con una meno afflittiva come la detenzione domiciliare ma il magistrato sammaritano aveva ritenuto ancora sussistenti le esigenze cautelari respingendo la richiesta (addirittura anche dopo che erano stati concessi i domiciliari anche a Corvino, ritenuto promotore dell'associazione a delinquere). 

Secondo l'accusa Albalonga avrebbe offerto la "massima disponibilità" a dare un apporto stabile ai centri di Corvino. Almeno stando a quanto emerge da un'unica intercettazione finita agli atti. Disponibilità che poi non si sarebbe concretizzata, hanno sostenuto i legali, con la circostanza che sarebbe stata confermata dallo stesso Pietro Schiavone (factotum di Corvino e deputato ai rapporti con medici di base e funzionari dell'Azienda Sanitaria Locale) che ha ammesso di non averlo mai più incontrato dopo quel primo contatto. Una tesi che ha fatto "breccia" nei giudici del Riesame che hanno annullato l'ordinanza e disposto l'immediata scarcerazione. 

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