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Lunedì, 11 Dicembre 2023
Cronaca

Truffa sui contributi all'editoria: danno erariale da 2,8 milioni di euro

False dichiarazioni per ricevere le sovvenzioni pubbliche anche senza i requisiti e giornalisti 'soci' inconsapevoli: dovranno restituire le somme dopo la condanna della Corte dei Conti

Truffa sui contributi pubblici destinati all'editoria. Per questo i titolari di un quotidiano locale della provincia di Caserta dovranno restituire la somma di oltre 2,8 milioni di euro, a titolo di risarcimento erariale, in seguito alla condanna emessa dalla Sezione Giurisdizionale per la Regione Campania della Corte dei Conti su richiesta della Procura Regionale di Napoli.

Dichiarazioni false per i contributi

Oggetto del giudizio sono i fatti emergenti dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Caserta e Taranto, costantemente coordinate dall’autorità giudiziaria contabile partenopea (pubblici ministeri Vitale e Ferrante) nei confronti di una cooperativa a responsabilità limitata, oggi in liquidazione coatta amministrativa, editrice di un quotidiano locale, nella cui amministrazione i soggetti condannati si sono alternati dal 2005 al 2011.

All’esito degli accertamenti, la Corte dei Conti ha acclarato e contestato come la società cooperativa, già con sede nella provincia di Taranto, dal 2008 al 2011, fosse risultata solo formalmente in possesso dei requisiti di legge per la percezione dei contributi pubblici di scopo. Nello specifico, la Guardia di Finanza di Taranto, nel 2015, nello svolgimento di specifiche e mirate attività ispettive, successivamente implementate dalle Fiamme Gialle casertane, ha rilevato e documentato alcuni elementi di criticità inerenti ai rapporti degli associati con gli organi sociali.

È stato, difatti, appurato che alcuni degli amministratori, legali e di fatto, della società hanno prodotto, al Dipartimento per l’Informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dichiarazioni mendaci, perseguendo il fine di percepire indebitamente i contributi per l’editoria pur non disponendo dei requisiti costitutivi, di natura oggettiva e soggettiva, imposti dalla normativa di settore e la cui sussistenza era stata artatamente simulata.

Giornalisti soci inconsapevoli

Dalla complessa e articolata attività istruttoria è emerso che la società cooperativa perseguiva di fatto finalità di lucro e non mutualistiche e che la compagine sociale non fosse composta in assoluta prevalenza da giornalisti propri dipendenti. Ancora, alcuni dei giornalisti associati non erano a conoscenza del loro “status”, mentre altri sarebbero stati indotti a partecipare alla compagine sociale quale condizione per lavorare. Tutti gli associati, inoltre, non avrebbero mai versato la quota di partecipazione, né avrebbero attivamente partecipato alle attività degli organi sociali.

La condanna della Corte dei Conti

Sulla base di tali elementi, il Presidente della Sezione Giurisdizionale per la Regione Campania della Corte dei Conti, in accoglimento della conforme proposta avanzata dalla Procura Regionale di Napoli, aveva altresì disposto, nei confronti dei prevenuti, il sequestro conservativo di beni, successivamente confermato dal Giudice designato per la convalida, nonché dal Giudice del reclamo, che verificava la sussistenza, per i convenuti, dei presupposti del “fumus boni iuris” e del “periculum in mora”.

La condanna rappresenta l’ulteriore e concreta testimonianza dell’impegno sinergico della Procura Regionale della Corte dei conti per la Campania e della Guardia di Finanza nell’azione di accertamento del danno erariale.

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