Truffa sui contributi statali all'imprenditoria: 3 condannati

Una vera e propria truffa per eludere la restituzione di fondi di Sviluppo Italia (Invitalia Spa) destinati ad incentivare l'autoimprenditorialità e l'autoimpiego. Per questo motivo la Corte dei Conti della sezione Puglia ha condannato Salvatore I., 36 anni di Mondragone, Giuseppe F., 46enne di Foggia, e Sonia D., 32enne di San Giovanni Rotondo al pagamento di 158mila euro.

La vicenda risale al 2006 quando la società, che si occupava di pasticceria, dei due pugliesi ha ricevuto i finanziamenti statali. Nel 2009 l'azienda viene ceduta, con un atto stipulato dinanzi ad un notaio a Poggibonsi, al mondragonese, di professione muratore. Una cessione che avveniva senza comunicare nulla alla società che aveva erogato il prestito al fine di eluderne la restituzione.

L'attività di pasticceria cessava nel marzo 2010 ma ancora una volta si sarebbe omesso di comunicare ad Invitalia tale circostanza. Per il pm appare "chiaramente dolosa ed elusiva la cessione delle quote societarie e il conseguente cambio di denominazione, avvenuti nell’aprile del 2009, atteso che le quote della società sono state vendute ad un unico soggetto non avente neanche la professionalità per svolgere e continuare l’attività di pasticciere (la qualifica del predetto è quella di muratore) per poi essere immediatamente sciolta".

Circostanza accolta dai giudici della Corte dei Conti secondo i quali "la cessazione anticipata dell’attività imprenditoriale “comporta il mancato raggiungimento dell’interesse pubblico perseguito con la concessione del finanziamento, per cui la corrispondente spesa sostenuta si rivela priva di utilità, pertanto, dannosa per l’Erario, anche sotto il profilo della mancata disponibilità di tali somme per il finanziamento di altre attività imprenditoriali". Per questo i tre sono stati condannati in solido a pagare la somma di 158mila euro.