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Cronaca Casal di Principe

Confisca definitiva della villa-bunker del ras dei Casalesi

La Cassazione ha confermato il provvedimento: "E' stata nella disponibilità del clan"

Confisca definitiva, dopo la sentenza in Cassazione, della villa-bunker di Luigi De Vito, ras del clan dei Casalesi, gruppo Bidognetti, che rivestiva un ruolo di primo piano come autista e guardaspalle del capoclan Francesco Bidognetti, soprannominato ‘Cicciotto e mezzanotte’. De Vito con i propri parenti aveva presentato ricorso dopo la decisione della Corte di Appello ma il giudice ha ritenuto “inammissibile” il suo ricorso e infondato quello dei suoi familiari. Quindi la villa del valore di circa 500mila euro resta definitivamente nella disponibilità dello Stato. 

Secondo i giudici De Vito aveva manifestato permanentemente la sua pericolosità sociale quale appartenente al clan dei Casalesi, a partire dai primi anni ‘90 fino all’aprile 1999, cioè sino alla data dell’arresto che poneva fine a una latitanza iniziata nell’estate del 1997. Tale arresto era avvenuto all’interno dell’immobile sottoposto a confisca, ove Luigi De Vito e altro esponente del medesimo clan si nascondevano in un locale sotterraneo con accesso da una botola. L’immobile presentava le caratteristiche di un “bunker”, come confermato dalle mura alte circa quattro metri e dai cancelli in ferro, nonché dalla presenza di un impianto di videosorveglianza con telecamere a circuito chiuso.

Praticamente De Vito sosteneva che la villa non fosse nella sua disponibilità ma in quella dei suoi familiari ma i giudici nella sentenza sono chiari perché “il tipo di impegno economico nella costruzione dell’immobile lo rendevano consono alle disponibilità illecite del proposto; le particolari caratteristiche della villa che ne rivelavano la destinazione quale costruzione fortificata a difesa della posizione di un boss camorrista, ma anche per disporre, attraverso la creazione di un ambiente sotterraneo con ingresso da una botola, di un nascondiglio nel caso della latitanza; il riscontro del corrispondente uso del proposto e di altro affiliato nel 1999.

Ciò ha portato i Giudici di merito a concludere che una disponibilità del genere non poteva plausibilmente attribuirsi, di contro, a un modesto dipendente di un’azienda di trasporti come il padre del proposto che, secondo le tesi difensive, avrebbe investito i suoi risparmi in un bene, le cui uniche tracce dell’effettivo utilizzo, proprio secondo la peculiare funzionalità di alcune delle sue caratteristiche costruttive, sono riferibili al proposto, stante le circostanze del suo arresto”. Il sequestro avvenne nel novembre 2018: la Direzione Investigativa Antimafia di Napoli eseguì il provvedimento di sequestro beni, emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere - Sezione Misure di Prevenzione, su proposta dei procuratori della Repubblica di Napoli e Santa Maria Capua Vetere e del direttore della DIA.

Il fabbricato in sequestro di 422 metri quadrati, totalmente abusivo, edificato con le caratteristiche tipiche di una vera e propria villa bunker ubicata nel centro di Casal di Principe, è stimato in un valore di oltre 500 mila euro.

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