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Cronaca Maddaloni

Aggredisce consulente in tribunale, condannato titolare delle pompe funebri

La Corte d'Appello ridimensiona la pena per Eugenio Iorio, padre della parlamentare 5 Stelle

Pena rideterminata per Eugenio Iorio, 61enne di Maddaloni padre della deputata grillina Marianna.

La Terza Sezione della Corte di Appello di Napoli, presieduta dal giudice Patrizia Mirra e dai giudici Sandro Ciampaglia e Daria Vecchione, a seguito dell'intervento del pubblico ministero Stefania Buda, ha pronunciato la sentenza nei confronti di Eugenio Iorio, titolare della società di trasporti funebri 'Fratelli Iorio Snc’, difeso dall'avvocato Gabriella Vitiello. Quest’ultimo aveva proposto appello contro la sentenza emessa nel febbraio 2020 dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che aveva condannato il suo assistito ad un anno ed 8 mesi di reclusione per violenza privata, lesioni personali e calunnia ai danni di Roberto Selmi, consulente aziendale di Macerata Campania rappresentato dall'avvocato Gianluca Giordano.

La vicenda nasce nel 2015 in seguito ai contrasti sorti tra i germani Mario e Eugenio Iorio in ordine all'amministrazione della società 'Pompe Funebri Fratelli Iorio' di cui i due erano entrambi soci con pari quota e poteri amministrativi. Mario Iorio, nutrendo dubbi sulle attività di gestione del fratello, aveva deciso di rivolgersi ad un consulente aziendale, Roberto Selmi. La presenza dell’"intruso” in società fece scattare l'ira di Eugenio Iorio che si risolse in un primo scontro fisico: il consulente riportò la “frattura della falange del IV dito della mano sinistra e contusioni escoriate” come da referto redatto dai sanitari dell'azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta dove fu medicato.

Seguirono denunce di parte tra il consulente aziendale ed Eugenio Iorio. Selmi, in primo grado, venne assolto per insussistenza del fatto. La situazione di astio, però, permase. In relazione al contrasto attinente la gestione della società, Eugenio Iorio rese edotto il fratello Mario e Roberto Selmi della domanda di arbitrato presentata al Tribunale Civile di Santa Maria Capua Vetere nel mese di marzo 2016. In tale occasione Eugenio Iorio e Roberto Selmi vennero alle mani all'interno del Tribunale Civile: Selmi venne trasportato presso il punto di primo soccorso dell'ospedale di Santa Maria Capua Vetere dove gli furono riscontrate contusioni al volto, al torace, contusioni al ginocchio sinistro con una prognosi di 7 giorni.

In una ulteriore occasione, nel corso di una riunione organizzata presso la sede della società di trasporti funebri, Eugenio Iorio minacciò Roberto Selmi quale socio al 33% della società affermando, secondo quanto riportato nella denuncia: "Questa notte vado presso gli uffici della società e distruggo tutto e do fuoco alla sede”; ed ancora: "Te ne devi andare altrimenti ti spezzo le gambe". Una rabbia che, secondo la ricostruzione, sarebbe sorta dalla presenza di Selmi in società al fine di operare un controllo amministrativo della medesima sollecitato da Mario Iorio. Un'ingerenza mal sopportata che spinse Eugenio Iorio ad incolpare, a sua volta, Roberto Selmi dei reati di tentata violenza privata e lesioni personali depositando una querela presso la Procura di Santa Maria Capua Vetere.

La sentenza della Corte di Appello di Napoli ha, dunque, confermato la responsabilità dell'imputato in ordine ai reati di lesioni e del reato di calunnia limitatamente alla denuncia di Selmi per il delitto di lesioni mentre ha pronunciato formula assolutoria per il delitto di calunnia inerente il reato di violenza privata perché il fatto non costituisce reato. La sanzione è stata così rideterminata per il delitto di calunnia in presenza di una sola condotta ad 1 anno e 6 mesi di reclusione per ciascuno dei reati contestati nonché al risarcimento dei danni in favore della costituita parte civile.

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