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Cronaca

Concorsi superati con sistema dei "figuranti", il libro mastro nelle mani degli inquirenti

I nomi dei candidati e le cifre versate trovate in una perquisizione a casa di due fratelli. Salta l'udienza al Riesame

Il libro mastro con i nomi dei candidati da sostituire nelle mani degli inquirenti. Emergono ulteriori dettagli sull'indagine condotta dalla guardia di finanza, coordinata dal pm Stefano Gallo della Procura di L'Aquila, su due diversi gruppi accusati di truffa e sostituzione di persona per i concorsi per la guardia di finanza del 2019 e per la polizia penitenziaria del 2020. 

Trovato il libro mastro con i pagamenti

La Procura nel corso di una perquisizione ha rinvenuto, in possesso di due fratelli di Aversa, un foglio d'agenda indicante i nomi e le cifre che ciascun candidato avrebbe versato per farsi sostituire al momento della prova: 10mila euro. Dopo la perquisizione il gruppo casertano, coordinato dai fratelli normanni e di cui facevano poi parte i "figuranti" da mandare a svolgere la prova, decide di lasciar perdere la truffa facendo presentare o il candidato reale o non presentandosi affatto. Addirittura alcuni candidati per rendersi più credibili hanno denunciato lo smarrimento del proprio documento di identità.

La perizia "inchioda" i candidati

Sarebbe accaduto per il concorso indetto dall'amministrazione penitenziaria nel 2020. Ma non per quello della guardia di finanza del 2019. Ad avvalorare la tesi della Procura abruzzese c'è anche una perizia grafologica che ha analizzato le firme dei candidati veri confrontandole con quelle con cui è stata sottoscritta la prova. I consulenti della Procura hanno riscontrato diverse differenze tra le due sottoscrizioni evidenziando, dunque, come le firme delle prove non fossero autografe. 

Le intercettazioni

I due gruppi - uno operativo nel casertano e l'altro di stanza a Torre del Greco - adottavano tutte le precauzioni necessarie per evitare di farsi scoprire. In un'intercettazione uno dei capi invita i candidati a non accendere il cellulare nei giorni della prova in modo da evitare l'aggancio ad una cella lontana rispetto a quella posta nei pressi della caserma di L'Aquila sede del concorso.

Ecco come i figuranti superavano i quiz 

Il sistema era collaudato. I sostituti, pagati per svolgere la prova concorsuale al posto dei candidati, erano soggetti preparati. Insomma, concorsisti di professione che avevano imparato a memoria le banche dati dei test per l'ammissione. Nelle intercettazioni si riscontrano anche colloqui motivazionali, in cui i protagonisti evidenziano la necessità di impegnarsi, di studiare per superare i quiz. Un impegno che giustificava dunque l'alta somma di denaro versata nelle casse dei due sodalizi con i candidati che avevano la garanzia di superare i test per l'ammissione ed entrare così, in maniera del tutto fraudolenta, nella pubblica amministrazione. 

Il Riesame

La ricostruzione operata dalla Procura non è stata accolta dal gip che ha respinto la richiesta di misura cautelare nei confronti di 58 dei 68 indagati complessivi. Molti sono del casertano tra il Capoluogo, Marcianise, Aversa, Capua, Santa Maria Capua Vetere, San Felice a Cancello e Maddaloni. L'accusa nei loro confronti sono di falso, truffa e sostituzione di persona ma la Procura contesta anche l'ingresso abusivo in luogo militare.

Il pm Gallo ha così proposto ricorso al Riesame con l'udienza in programma oggi che è slittata per alcuni difetti di notifica. Si torna dinanzi al Riesame dopo Pasqua. Nel collegio difensivo figurano, tra gli altri, gli avvocati Andrea Piccolo, Angelo Raucci, Giuseppe Stellato, Elisabetta Carfora, Maria Rosaria Duonnolo, Alessandro Caputo, Raffaele e Gaetano Crisileo.

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