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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Insulti ai colleghi e condanne, l'ex pm icona dell'antimafia si dimette dalla magistratura

Ceglie diede del "delinquente" a Raffaele Cantone e definì "bastardi" i colleghi della DDA

Una icona dell’antimafia con le sue inchieste sulle ecomafie e i reati ambientali nella ‘Terra dei Fuochi’. Il magistrato Donato Ceglie, ex pm a Santa Maria Capua Vetere, ha presentato istanza di dimissioni lo scorso 5 febbraio.

L’INCHIESTA

Come riporta ‘Il fatto quotidiano’, la Quarta Commissione del Csm non ha deciso nel merito, le dimissioni da togato non sono automatiche, devono infatti essere approvate dal plenum. Ceglie da due anni è sospeso dal ruolo, quando era già stato trasferito a Bari. In Puglia era sostituto procuratore generale quando nel 2016 uscirono intercettazioni imbarazzanti per l’ex pm, legate ad una inchiesta della procura di Roma in cui Ceglie era indagato per abuso d’ufficio e violazioni fiscali, oltre all’ipotesi di corruzione aggravata sulla quale era già intervenuta la prescrizione.

GLI INSULTI

Nelle intercettazioni emergevano parole al vetriolo contro alcuni colleghi, ritenuti causa dei suoi guai legali, definiti con epiteti che hanno destato stupore: si andava dal “deliquente” presidente dell’Anac Raffaele Cantone ai “bastardi” rivolti ai pm della DDA Alessandro Milita e Antonello Ardituro, fino al “cornuto” rivolto al procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone.

LA CONDANNA

Ceglie è stato condannato in primo grado a un anno e 6 mesi lo scorso novembre per aver accettato un incarico di consulente di fatto di Coldiretti senza aver chiesto il nulla osta del Csm. L’organo di governo della magistratura non avrebbe mai potuto avallare tale scelta, trattandosi di una associazione privata. E’ intervenuta invece la prescrizione per il presunto abuso d’ufficio commesso dal magistrato, che non si sarebbe astenuto dal trattare un fascicolo su una querela contro una donna che era la sua amante.

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