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Cronaca Casapesenna

“Boss invidiosi delle capacità imprenditoriali di Zagaria”

Il capo clan è la mente del nuovo business dei Casalesi, capace di riciclarsi ed infiltrarsi nelle pubbliche amministrazioni. Ecco cosa scrivono i giudici

Il “cervello imprenditoriale” di Michele Zagaria e la sua capacità di ‘diversificare’ gli investimenti economici del clan dei Casalesi, tentando di ‘pulire’ i soldi provenienti dai traffici illeciti attraverso operazioni “pubbliche” e gare d’appalto sono da considerare un’eccezione fondamenta nella gestione dell’organizzazione criminale, al punto da essere invidiata anche da altri capoclan dello stesso rango. E’ questa l’idea che hanno messo nero su bianco da giudici Domenica Miele, Debora Angela Ferrara e Maria Gabriella Iagulli, e che emerge dalle motivazioni della sentenza dell’inchiesta Medea che ha coinvolti imprenditori, tra cui Pino Fontana, considerati legati al capoclan dei Casalesi Michele Zagaria.

“La capacità di capillare penetrazione della fazione Zagaria nel settore economico - scrivono i giudici - la capacità di trarne lucrosi affari mediante il reinvestimento di capitali illeciti acquisiti, sia con delitti classici dei clan criminali (estorsioni e similia) ma anche e soprattutto per il tramite delle illecite assegnazioni degli appalti e le alterazioni delle gare pubbliche, è talmente forte da essere sommamente invidiata dalle altre fazioni del clan dei Casalesi”.

Ed a dimostrazione di quanto asserito, i giudici riprendono le dichiarazioni di un altro capo clan, Antonio Iovine, oggi pentito, “che ha ricordato, tra l’altro, come Michele Zagaria fosse estremamente riservato, quasi reticente su tali affari, che cercava, nei limiti del possibile, di non condividere con le altre fazioni e tenere preservati a vantaggio del proprio gruppo criminale”.

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