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Cronaca Casal di Principe

Le mani dei Casalesi sulla formazione: annullata confisca da 300mila euro per imprenditore

Nel mirino i conti correnti del figlio di Salvatore Borrata: la Cassazione revoca il provvedimento emesso dalla Corte d'Appello

Annullamento con rinvio per il figlio dell'affiliato al clan dei Casalesi Salvatore Borrata alias 'o russ'. È quanto stabilito dalla Seconda Sezione della Corte di Cassazione in merito al ricorso presentato dall'avvocato Ferdinando Letizia nell'interesse di Antonio Borrata, 29enne di Casal di Principe e figlio di Salvatore 'o russ', avverso l'ordinanza della prima sezione della Corte di Appello di Napoli emessa nel settembre 2021 con la quale veniva rigettata l'istanza volta ad ottenere la revoca del provvedimento di sequestro e successiva confisca dei conti correnti di cui Antonio Borrata è titolare.

La vicenda nasce a seguito di un precedente procedimento penale a carico di Salvatore Borrata coinvolto nell'indagine 'Azimut' risalente agli anni 2012/2013 condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia che portò all'arresto di 19  soggetti ritenuti gregari e nuovi capi del clan dei Casalesi dopo l'arresto di Michele Zagaria alias 'capastorta'. Nel seno dell'attività vennero sequestrate società, beni mobili ed immobili per un valore di circa 34 milioni di euro. L'indagine ebbe modo di incentrarsi in particolar modo sulle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Salvatore Venosa che riferì su Renato Reccia e di riflesso su Salvatore Borrata. Grazie a delle conversazioni captate nella vettura di Reccia che gli inquirenti ritennero Borrata affiliato al clan camorristico casalese con lo specifico ruolo di intestatario fittizio per conto del clan di beni immobiliari.

I riscontri investigativi consentirono di individuare l'effettiva titolarità di molti beni immobili in capo all'imprenditore non proporzionati al reddito e perciò ritenuti dagli inquirenti frutto di illecita attività. Come nel caso della scuola di cui era amministratrice la moglie Rosa Pagliaro, ex consigliera comunale a Casal di Principe negli anni 2010/2011, con Concetta Cosentino sorella dell'ex parlamentare Nicola Cosentino come vicepreside. Una scuola frequentata da esponenti di spicco della famiglia Schiavone come ad esempio dai figli di Francesco Cicciariello Schiavone o la moglie di Carmine Schiavone figlio di Sadokan.

Da lì la misura reale nei confronti di Salvatore Borrata e del suo nucleo familiare. Gli inquirenti nel caso specifico di Antonio Borrata socio unico della New University srls e presidente dell'associazione culturale Campus Universitario accreditate con l'università telematica Pegaso ritennero che ci fosse una riconducibilità con la propria attività a quella illecita del padre. Riconducibilità ricostruita per la gestione di somme transitate nei conti correnti di tali attività di Antonio Borrata negli anni 2013, 2014, 2015 per un valore complessivo di circa 300mila euro. Per gli inquirenti quindi per il solo fatto che Salvatore Borrata fosse il padre di Antonio Borrata tali flussi di denaro dovevano esser ricondotti a lui. In sede di incidente di esecuzione il difensore di Borrata ha dimostrato quanto Antonio Borrata fosse del tutto estraneo alle attività criminose del padre non essendovi alcuna prova del coinvolgimento in tali affari. Ulteriore dimostrazione è stata quella della riferibilità ad una autonoma capacità economica data perlopiù dagli accordi di collaborazione con l'Università Telematica Pegaso.

Una tesi, suffragata da estratti conto e bilanci annuali dei movimenti oggetto di sequestro che ha convinto i giudici della Suprema Corte ad annullare il provvedimento impugnato e rinviare per nuovo giudizio ad altra sezione della Corte di Appello.

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