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Cronaca

Savoia al giudice: “Non sono un camorrista”

Il manager nega di aver avuto rapporti con criminali. Ma sulle accuse decide di non rispondere

Carlo Savoia ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande del gip che ha firmato l’ordinanza di arresto che ha costretto il manager di Sant’Arpino a “trasferirsi” in carcere a pochi giorni da Natale nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte “gare truccate” in diversi comuni delle province di Caserta e Napoli.

Ma davanti al giudice, accompagnato dall’avvocato Raffaele Costanzo, Carlo Savoia ha voluto comunque chiarire alcuni aspetti della vicenda, consegnando anche un dossier. In particolare ha evidenziato di non essere un camorrista e non di aver mai avuto rapporto con appartenenti al clan dei Casalesi. Relativamente alle accuse che gli sono state rivolte dai pentiti Luigi Cassandra e Nicola Schiavone, Savoia ha chiarito di non aver mai avuto rapporti né con l’ex assessore del Comune di Trentola Ducenta né col figlio di Sandokan. Inoltre ha smentito la collusione con Ferraro, confermando solo i rapporti personali e politici che ha avuto, nel tempo, con Nicola Cosentino, ex sottosegretario del governo Berlusconi, che sponsorizzò, politicamente, anche la sua nomina al GeoEco.

Savoia, secondo la ricostruzione dei magistrati che hanno chiesto ed ottenuto il suo arresto, avrebbe “turbato” diverse gare dei rifiuti, da Caserta ad Aversa fino a Curti, grazie alle “intese” raggiunte con pezzi della pubblica amministrazione. Nell’inchiesta con Savoia sono rimasti coinvolti, tra gli altri, il sindaci di Curti, Antonio Raiano, che oggi è stato sospeso dal prefetto, e dipendenti del Comune di Caserta. I loro interrogatori sono previsti dopo Natale.

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