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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Mondragone

Sfruttati nei campi, le intercettazioni nel fascicolo dei giudici

Il perito ha depositato le trascrizioni delle conversazioni captate dagli inquirenti

Le trascrizioni delle conversazioni captate depositate nel fascicolo del giudice. È quanto accaduto nel corso dell'udienza celebratasi dinanzi alla Terza Sezione Penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in composizione collegiale - presieduta dal giudice Francesco Rugarli - durante la quale sono state depositate le intercettazioni a carico di Gennaro Bianchino, Pasquale e Vincenzo Miraglia, Francesco Pagliaro accusati di associazione a delinquere dedita allo sfruttamento del lavoro e dell'intermediazione illecita di manodopera (caporalato).

Si torna in aula la prima settimana di aprile per l'escussione di ulteriori testi della Procura. Per l'ufficio inquirente di Santa Maria Capua Vetere che coordinó le indagini svolte congiuntamente dalla guardia di finanza di Mondragone e dai carabinieri del Reparto Territoriale mondragonese, gli imputati difesi dagli avvocati Angelo Raucci (Bianchino) e Giovanni Lavanga (i fratelli Miraglia e Pagliaro) avevano creato una stabile organizzazione attraverso la quale assumevano ed impiegavano manodopera reclutata grazie all'attività di intermediazione  illecita svolta dai caporali a cui si rivolgevano gli sfruttati perlopiù donne e di nazionalità africana, bulgara e rumena per esser impiegati nei campi nei comuni di Mondragone, Falciano del Massico, Carinola, Castel Volturno, Villa Literno e Grazzanise.

Per gli inquirenti a capo di questo sistema clientelare di sfruttamento della manodopera c'era Bianchino e ciascuno aveva un ruolo ben preciso. Il reclutamento degli sfruttati era assicurato grazie alla fidelizzazione dei caporali che li raccattavano in punti strategici della Domiziana o in punti di raccordo tra i vari comuni oggetto di indagine e portati all'alba nei campi. Venivano ammassati in furgoni che raggiungevano le 60 percorrenze giornaliere. Agli sfruttati veniva data una paga media giornaliera di 4.50 euro per 11 ore di lavoro. Nei campi non potevano usare i servizi igienici e né assumere la posizione eretta se non in pausa pranzo. Un business di essere umani che secondo gli inquirenti fruttó un introito illecito di circa 2 milioni di euro.

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