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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Mondragone

Dalla rete di caporali agli imprenditori: il sistema dello sfruttamento svelato dalle intercettazioni

La ricostruzione di guardia di finanza e carabinieri sul modus operandi per reclutare manodopera da impiegare nelle aziende agricole

Una indagine divisa in due Procure, un sistema intercettivo in stile scatole cinesi, schede sim aziendali utilizzate dai dipendenti 'più fedeli', altre aziende che usufruivano della manodopera illecita eppure escluse dall'attività investigativa. È quanto emerso nel corso dell'udienza celebrata dinanzi la Terza Sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere in composizione collegiale - presidente il giudice Francesco Rugarli con a latere Giorgio Pacelli e Massimo Cosenza - durante la quale sono stati escussi gli ufficiali della guardia di finanza della compagnia di Mondragone e dei carabinieri del reparto territoriale mondragonese che avviarono le indagini nell'inchiesta sul caporalato mondragonese.

Sotto processo sono finiti Gennaro Bianchino, 64 enne mondragonese legale rappresentante della Società Sviluppo Agricolo Bianchino Srl difeso dall'avvocato Angelo Raucci; Pasquale e Vincenzo Miraglia, rispettivamente di 43 e 46 anni mondragonesi titolari di ditte individuali nel settore ortofrutticolo; Francesco Pagliaro, 54enne mondragonese tutti assistiti dall'avvocato Giovanni Lavanga, poiché ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro e dell'intermediazione illecita di manodopera. Nell'escussione degli ufficiali delle fiamme gialle e dei carabinieri  sul materiale captato con l'input del Sostituto Procuratore Mariangela Condello è emersa l'organizzazione di uomini e mezzi per il reclutamento della manodopera illecita.

L'attività investigativa partí nel 2016 coordinata dalla Procura di Napoli Nord dove un caporale rumeno, Rata Adrin Florin (non imputato) si spostò dalle zone di competenza della Procura normanna a quella di competenza della Procura sammaritana giacché gran parte della manodopera illecita reclutata veniva impiegata nei campi di Mondragone, Carinola, Falciano del Massico, Grazzanise. Dal materiale captato si individuò anche la sottorganizzazione tra i caporali con Florin a capo che si avvaleva poi di altri 3 che si prodigavano non solo a raccattare gli sfruttati nelle zone più sensibili del comune mondragonese e caricarli su camion strapieni e condurli sui campi ma anche ad accordarsi con gli imputati sul numero di lavoratori da impiegare.

Dalle intercettazioni delle utenze dei caporali si innestano quelle degli imputati e non solo. Dalla scheda aziendale dello Sviluppo Agricolo srl è emerso che tre dipendenti prendevano accordi con i caporali su quanti lavoratori impiegare ed in quali campi. Con la stessa utenza poi tra loro si lamentavano del loro titolare, Gennaro Bianchino, e commentavano la peculiare condizioni degli sfruttati nei campi. Dalle captazioni delle utenze dei caporali sono emerse anche altre ditte del settore ortofrutticolo locali espunte dall'attività investigativa per esigenze di chiusura dell'attività stessa, dato eccepito dai difensori degli imputati.

Per la Procura di Santa Maria Capua Vetere che coordinò le indagini gli imputati avevano creato una stabile organizzazione attraverso la quale assumevano manodopera reclutata mediante l'attività di intermediazione illecita svolta dai caporali a cui si rivolgevano perlopiù donne e di nazionalità dell'Est Europa ma c'erano anche lavoratori africani. A capo di tale sistema clientelare di sfruttamento di manodopera per la Pubblica Accusa c'era Gennaro Bianchino dove Pasquale Miraglia era l'organizzatore e Vincenzo Miraglia e Francesco Pagliaro rivestivano il ruolo di partecipi. I lavoratori venivano impiegati nei campi sotto la pioggia battente o anche sotto il sole cocente, sempre piegati e potevano assumere la posizione eretta solo per pranzo. I servizi igienici erano assenti. Venivano impiegati 11 ore al giorno per una retribuzione media giornaliera di 4,50 euro. Per la Procura il business di esseri umani fruttò un introito illecito di circa 2 milioni di euro. Si torna in aula la fine del mese di ottobre per l'escussione delle lavoratrici sfruttate.

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