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Cronaca Mondragone

Sfruttati nei campi, i pulmini della disperazione ripresi dai droni

L'inchiesta di carabinieri e finanza ha portato all'arresto di due imprenditori. Azienda agricola faceva da 'collocamento' per altre imprese. Business da 2 milioni sulla pelle dei lavoratori

Si piazzavano in alcuni punti della Domiziana, nelle strade di collegamento tra più Comuni o nelle piazzette principali tutti i giorni alle prime luci del mattino. Qui i furgoni dei caporali li caricavano per portarli a lavorare nei campi tra Mondragone, Falciano del Massico, Castel Volturno, Villa Literno e Grazzanise.

Pagati 4 euro l'ora per lavorare "in nero" 11 ore al giorno

Erano prevalentemente donne perlopiù straniere disposte a tutto per racimolare qualche spicciolo per poter tirare a campare. Venivano 'impiegate' nei campi prevalentemente 7 ore al mattino e 4 al pomeriggio e la retribuzione media oraria giornaliera era di circa 4 euro. Ore interminabili sotto il sole cocente senza nessun contratto, senza alcuna assicurazione. Dopo la prestazione lavorativa venivano raccattati nei furgoni Ducato e riaccompagnati nei punti strategici di raccolta. L'indomani tutto continuava a ripetersi fino a quando lo piramide clientelare è stata smantellata dai carabinieri del Reparto Territoriale di Mondragone ed i finanzieri della compagnia mondragonese che hanno fatto luce su uno spaccato inquietante di caporalato che ha visto coinvolti centinaia di disperati sfruttati da B. G., 63enne di Mondragone legale rappresentante di una nota società di capitali attiva nel settore ortofrutticolo, e da M. P., 42 enne anch'egli di Mondragone imprenditore agricolo, entrambi tratti in arresto per associazione a delinquere dedita allo sfruttamento del lavoro e all'intermediazione illecita di manodopera (cd. caporalato) a beneficio delle proprie aziende site tra Mondragone e Falciano.

Un'azienda per 'raccordare' i dipendenti da sfruttare

L'azienda di B. G., associato alla casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere era l'azienda "madre" a cui si raccordavano le aziende satelliti dislocate sul territorio mondragonese (come quella di M. P. in regime di detenzione domiciliare) ma anche di Falciano del Massico grazie a dei caporali(due residenti mondragonesi sottoposti all'obbligo di presentazione alla P. G.) a cui era affidato il reclutamento degli sfruttati(africani, rumeni, bulgari, indiani, pochissimi italiani) da portare nei campi non solo di Mondragone e Falciano del Massico ma anche di Castel Volturno, Grazzanise e Villa Literno.

I "viaggi della disperazione" ripresi dai droni

L'indagine dei carabinieri e finanzieri è partita proprio dall'attività di controllo del territorio dove sono stati fermati questi pulmini della disperazione dove stipati c'erano una dozzina di lavoratori. Alcuni si recavano nei campi anche in maniera autonoma. Venivano effettuati dai 20 ai 60 'viaggi' al giorno ed il viavai sospetto è stato svelato grazie all'ausilio dei droni che ha offerto una precisa mappatura delle prestazioni lavorative illecite nei campi.

La 'piramide' ricostruita con le intercettazioni

Mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali, carabinieri e finanzieri sono riusciti a risalire ai partecipanti dell'ingeniosa piramide clientelare di cui la società di capitali attiva nel settore ortofrutticolo teneva le redini. Il 'contentino' per i caporali impegnati nel reclutamento era una percentuale variabile sulla paga offerta ai lavoratori in nero. Il più delle volte c'era l'intermediazione dell'imprenditore agricolo afferente all'azienda madre ed il caporale. A volte però il contatto era diretto con l'azienda di B. G. senza quindi costi di commissione perché lo sfruttamento di manodopera a basso costo avveniva presso le proprie aziende.

Business degli esseri umani da 2 milioni

Principalmente erano tre le aziende impiegate nel sistema illecito di cui due poste sotto sequestro. Il sistema clientelare dal 2017 fino al dicembre 2020 ha fruttato un indebito del valore di circa 2 milioni di euro tra beni e denaro posti sotto sequestro dalle fiamme gialle.

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