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Cronaca Mondragone

Cantone in aula difende l'ex Ministro: "Ha aiutato la lotta alla camorra"

Il presidente dell'Anac chiamato come testimone della difesa al processo Eco4

L'ex ministro delle Telecomunicazioni Mario Landolfi avrebbe dato un contributo alle indagini che hanno permesso di disarticolare il clan La Torre di Mondragone. E' quanto ha riferito stamattina al tribunale di Santa Maria Capua Vetere il presidente dell'Anac Raffaele Cantone

Il magistrato adesso al vertice dell'organo anticorruzione si è presentato al palazzo di giustizia di piazza della Resistenza per essere ascoltato come testimone della difesa dai giudici impegnati nel processo Eco4, che vede alla sbarra proprio l'ex deputato Landolfi, accusato di corruzione e truffa con l’aggravante mafiosa. Cantone ha riferito degli anni dal '99 al 2007, quando era alla Dda di Napoli e si occupava dei clan casertani tra cui anche i La Torre. "Fu Landolfi a segnalarmi la vicenda del titolare di un caseificio di Mondragone cui Persechino aveva chiesto la tangente - ha riferito - Consigliai di denunciare tutto indicando i carabinieri cui l’imprenditore doveva rivolgersi; questi lo fece e dopo arrestammo l’estorsore, che è stato anche condannato. Iniziò così il declino del clan La Torre, anche perchè Persechino si pentì". Cantone ha ripercorso anche le tappe della collaborazione di La Torre definita "sui generis" per un'estorsione commessa durante il periodo di protezione.  

Nel corso dell’udienza hanno testimoniato anche gli ex sindaci di Falciano del Massico e Cellole, che hanno affermato di non aver mai ricevuto richieste di favori, assunzioni o appalti da Landolfi, mentre l’attuale presidente della Provincia nonché sindaco di Pignataro Maggiore Giorgio Magliocca, ex An come Landolfi, che ha spiegato come fu proprio Landolfi a presentare l’interrogazione parlamentare che nel 2000 portò allo scioglimento per infiltrazioni del comune di Pignataro Maggiore, nel periodo in cui era amministrato da Giuseppe Palumbo

Il processo a Landolfi è una costola del procedimento a carico dell’ex sottosegretario nonché coordinatore campano del Pdl Nicola Cosentino, conclusosi in  primo grado con la condanna dell’ex politico di Casal di Principe a nove anni per concorso esterno in camorra. L’indagine “madre” era imperniata sulla gestione, ritenuta politica-mafiosa, del Consorzio comunale dei rifiuti Caserta4; se Cosentino avrebbe costituito il “referente nazionale dei Casalesi” (ipotesi confermata in primo grado), per la Dda l’altra leva del potere era detenuta dal secondo uomo forte del centro-destra nel Casertano, appunto Landolfi.

Peraltro all’ex deputato viene contestato non il concorso esterno, ma un singolo fatto avvenuto nel 2004 a Mondragone, quando Lanfoldi avrebbe fatto dimettere il consigliere comunale di opposizione Massimo Romano per far entrare in Consiglio una persona che avrebbe aiutato l’allora sindaco Ugo Conte, di centro-destra, a tenere la maggioranza; queste manovre avvennero ad un mese dalle elezioni comunali e servirono a non far cambiare maggioranza nel Ce4, facendo in modo, per la Dda, che i clan di camorra potessero continuare a gestirlo di fatto tramite appunto il centro-destra.

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