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Cronaca Castel Volturno

Le mani della camorra sulla riviera romagnola, casertano davanti ai giudici

Il 49enne Tarquini parla dei meccanismi delle infiltrazioni ‘criminali’ nel settore turistico-alberghiero della riviera romagnola

Chiarisce la sua posizione ed i rapporti con i correi disvelando i meccanismi delle infiltrazioni ‘criminali’ nel settore turistico-alberghiero della riviera romagnola. È quanto riferito da Pietro Tarquini, 49enne di Castel Volturno coinvolto nella maxi operazione ‘Paper Moon 2” della Guardia di Finanza di Rimini in sede di interrogatorio di garanzia in Teams dinanzi al Giudice per le Indagini Preliminari Manuel Bianchi del Tribunale di Rimini assistito dal suo legale Enzo Domenico Spina.

Pietro Tarquini, attualmente recluso presso la casa circondariale di Poggioreale è uno dei sei destinatari di misure cautelari personali insieme a Pio Rosario De Sisto, 63enne di Rimini (in carcere), Francesco Bruno 65enne di Rimini (arresti domiciliari), Antonio Castaldo 62enne di Rimini, Iuri Bianchi 50enne di Rimini, Raffaele Di Benedetto 37enne di Avellino (per tutti e tre obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) per i reati di trasferimento fraudolento di valori, estorsione, usura, abusiva attività finanziaria, furto aggravato, detenzione abusiva di armi.

I provvedimenti cautelativi sono stati eseguiti dalle fiamme gialle di Rimini coordinate dalla locale Procura e con il supporto dei reparti territoriali di Caserta, Napoli, Avellino, Bari, Forlì-Cesena, Milano che hanno disarticolato il tentativo di soggetti di origini campane perlopiù pregiudicati di insinuarsi nel settore turistico-ricettivo della provincia romagnola.

Le investigazioni svolte dal Nucleo di Polizia Economica-Finanziaria di Rimini hanno permesso di far emergere l’esistenza di un gruppo di persone stabilmente stanziato nella provincia riminese composto da campani che dal 2015 hanno gestito in forma occulta un hotel ed un bar sul lungomare riminese. Le indagini hanno permesso di acquisire elementi in ordine ai reati di usura ed abusiva attività finanziaria commessi nei confronti di imprenditori romagnoli con tassi illeciti che andavano dal 60% al 90%.

Il sodalizio criminale riuscito ad infiltrarsi in poco tempo nell’economia locale romagnola aveva il controllo delle diverse attività economiche locali sfruttando il meccanismo tipico della camorra: estorsioni con tanto di minacce alle vittime evocando rapporti con il clan Nuvoletta di Marano, mediante intestazioni perlopiù fittizie a terzi di ingenti patrimoni ed attività commerciali. I correi in alcuni casi per abbassare i costi d’esercizio della gestione di un locale sulla spiaggia si sono resi responsabili anche del reato di furto di energia elettrica attraverso il metodo del ‘magnete’ sul contatore.

Dagli accertamenti patrimoniali dei finanzieri gli indagati nonostante una apparente situazione reddituale insufficiente a soddisfare i bisogni primari, in realtà manifestavano una elevata disponibilità economica derivante dalle attività illecite perpetrate. Il segmento campano nella riviera romagnolo era garantito da Pio Rosario Del Sesto napoletano d’origine e riminese d’adozione che ‘reclutava’ personale da inserire nei propri traffici mediante assunzioni stagionali o a tempo determinato come nel caso di Pietro Tarquini che lavorava in un bar che faceva capo a ‘Zio Pio’.

A Tarquini gli inquirenti contestano due episodi di tentata estorsione ed un episodio di furto di energia elettrica sempre per conto di ‘Zio Pio’ forte della sua evocata appartenenza al clan camorristico di Marano. ‘Affiliazione diretta’ a cui non hanno fatto seguito riscontri degli inquirenti se nella misura di evocazioni ed atteggiamenti da boss su cui le dichiarazioni di Pietro Tarquini apriranno ulteriori  spiragli investigativi.

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