rotate-mobile
Cronaca Marcianise

Dai pizzini alle lettere all'amante: così è stato scoperto il clan delle nuove leve

Intercettati anche i colloqui in carcere. Piccolo il secco ha provato a sviare le indagini

Dopo la maxi retata del 2019 che aveva decapitato il clan "Piccolo Letizia" di Marcianise, il sodalizio dei Quaqquaroni si era subito mosso per riaffermare la propria presenza sul territorio imponendo il racket ad imprenditori già assoggettati alle pretese della camorra o ampliando il portfolio dei destinatari del pizzo.

La nuova struttura dei Quaqquaroni

Centrale in tal senso la figura di Francesco Piccolo (deceduto ma destinatario della misura cautelare in carcere) che dopo essere tornato in libertà nell'aprile del 2019 si sarebbe attivato con le nuove leve dei Quaqquaroni insieme a Gaetano Monica (finito in carcere). Ma non poteva essere lui il capo. Al vertice dei nuovi Quaqquaroni, con i capi in cella, era stato destinato Agostino Piccolo, imprenditore edile ritenuto vicino al gruppo dei Piccolo al quale era legato da vincoli di sangue - essendo il cugino dei cugini Achille ed Achille Piccolo (figli di Antimo ed Angelo Piccolo uccisi nella faida con i Belforte) - cosa che nella camorra 'vecchio stampo', come quella marcianisana, assume ancora un peso molto significativo. Proprio ad Agostino Piccolo che Francesco Piccolo, alias 'o sicc, e Gaetano Manica si rivolgono per pianificare le azioni criminali da portare a compimento.

I pizzini del boss

Ma vi è di più. Nelle mani degli inquirenti sono finiti anche alcuni pizzini, scritti da Achille Piccolo, fu Angelo, e rinvenuti a casa di Francesco Piccolo. Nei foglietti vengono date indicazioni operative come quella di rivolgersi ad un esponente del clan Moccia per compiere un'estorsione ai danni di due imprenditori di Casoria. Ma anche un altro su un'ulteriore richiesta di pizzo ai danni di un imprenditore di Marcianise che "doveva mettersi a posto per Natale". 

Ha provato a sviare le indagini

Francesco Piccolo proprio su quei pizzini ha fornito chiarimenti durante i colloqui in carcere con i suoi familiari. Ne parlava come fossero scritti di suo pugno anche per accreditarsi, agli occhi dei parenti, un maggiore spessore criminale. Una circostanza che per gli inquirenti sarebbe stata un "maldestro tentativo di sviare le indagini". Anche la scrittura sarebbe diversa ed attribuibile ad un altro Piccolo, il boss Achille. 

Le lettere dal carcere

Il riscontro è stato fatto su alcune lettere del boss trovate a casa di una donna, a lui legata sentimentalmente. Tra le lettere d'amore anche un messaggio, inviato dal carcere di Tolmezzo su un tovagliolo di carta, recante cifre ed il nome "Secco", soprannome di Francesco Piccolo.  

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dai pizzini alle lettere all'amante: così è stato scoperto il clan delle nuove leve

CasertaNews è in caricamento