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Cronaca

Le mani dei Casalesi sul parcheggio, dirigente si difende: "Autorizzazioni legittime"

Biondi respinge le accuse nel corso dell'udienza preliminare e nega di aver percepito la tangente per i permessi

Il dirigente del Comune di Caserta Franco Biondi si difende dalle accuse. E' quanto accaduto nel corso dell'udienza preliminare per la vicenda delle presunte infiltrazioni del clan dei Casalesi, in particolare del gruppo guidato dal boss Michele Zagaria, per la realizzazione del parcheggio di via San Carlo.

Biondi - la cui posizione era stata stralciata durante la precedente udienza - ha reso dichiarazioni spontanee ribadendo come le autorizzazioni rilasciate dal Comune fossero legittime e che comunque non era stato lui a rilasciarle, avendo lasciato l'ufficio incaricato di seguire la pratica nel 2009 mentre l'autorizzazione venne concessa dal Comune solo 3 anni più tardi. Il dirigente ha poi respinto l'accusa di aver percepito tangenti per agevolare il rilascio del permesso a costruire e degli altri atti connessi, circostanza contestata dalla Dda. 

Nel corso dell'udienza ha preso la parola l'avvocato Giuseppe Stellato - difensore di Biondi per il quale la Dda insiste per il processo - che ha invocato il non luogo a procedere, e l'avvocato Orabona. La Dda ha chiesto il processo per Michele Patrizio Sagliocchi (accusato di concorso esterno in associazione mafiosa ed amministratore di fatto delle società che si sono succedute nella costruzione del centralissimo parcheggio interrato su tre piani), Fabio Fontana, 47enne di Casapesenna, e Teresa Capaldo, 44enne di Casapesenna. Con loro rischia il giudizio lo stesso boss Michele Zagaria. Si torna in aula a inizio giugno per la posizione dell'architetto Carmine Domenico Nocera. Nel collegio difensivo sono inoltre impegnati gli avvocati Giovanni Cantelli, Guido Diana, Alfonso Quarto,  Alfonso Stile, Ferdinando Letizia, Luigi Tuccillo, Michele Di Fraia e Paolo Di Furia.

Secondo quanto emerso dalle indagini, coordinate dai pm della Dda Alessandro D'Alessio e Fabrizio Vanorio, l'imprenditore Sagliocchi, amministratore di fatto delle società che si sono succedute nella costruzione del centralissimo parcheggio interrato su tre piani, avrebbe complessivamente corrisposto, a titolo corruttivo, 200.000 euro in contanti agli architetti e all'ex dirigente del settore urbanistico del Comune (nella vicenda corruttiva venne coinvolto anche l'ex assessore Giuseppe Greco la cui posizione è stata archiviata) per agevolare il rilascio del permesso a costruire e degli altri atti connessi e susseguenti, nonché per evitare controlli sul cantiere da parte delle autorità preposte. 

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