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Cronaca Casal di Principe

Le mani del clan sulle ferrovie: vacanze ai dirigenti dall'imprenditore 'amico' di Sandokan

Report ripercorre l'ascesa di Nicola Schiavone nel settore ferroviario: "Sua crescita favorita dagli aiuti che il clan gli ha dato"

Il business del clan dei Casalesi nel settore delle ferrovie ed un nome "ingombrante" che spunta negli accessi alla sede romana di Rfi: Nicola Schiavone, imprenditore ritenuto dagli inquirenti napoletani vicino al capoclan Francesco Sandokan al quale avrebbe battezzato il figlio primogenito, Nicola Schiavone, oggi collaboratore di giustizia. E' questo il fil rouge seguito dagli inquirenti e finito al centro di un'inchiesta di Report.

A far scattare le indagini i frequenti contatti di Nicola Schiavone (imputato nel processo Spartacus ed assolto) con i dirigenti di Rfi. Contatti imbastiti "usando il lievito madre" messo lì da Sandokan, ha riferito la moglie del boss Giuseppina Nappa, che gli avrebbe consentito di far crescere i propri affari. E in un colloquio in carcere, riferisce Report, Sandokan avrebbe detto a sua figlia di rivolgersi a Nicola Schiavone per qualsiasi esigenza. 

Se l'imprenditore rifiuta di rispondere alle domande di Report, c'è un altro Nicola Schiavone, il figlio del boss diventato collaboratore di giustizia, che invece parla e lo fa con i magistrati. "La crescita economica e sociale di Nicola Schiavone è legata agli aiuti e dal sostegno che mio padre prima e successivamente mio zio Walter hanno fornito. Potrei paragonarlo a Luigi Bisignani, un importante faccendiere. In occasione del mio matrimonio (Schiavone nda) mi regalò 20mila euro in contanti". 

Accuse che i legali di Schiavone, gli avvocati Esposito Fariello ed Umberto Del Basso De Caro (ex sottosegretario alle Infrastrutture) respingono. Ma l'inchiesta della magistratura sta cercando di far luce anche sui dirigenti di Rfi 'corrotti' dall'imprenditore Nicola Schiavone per favorirlo. E nel mirino finisce anche una vacanza a Positano regalata "a sua insaputa" ad un dirigente: Massimo Iorani, che aveva un ruolo apicale in Rfi. E' stato lui stesso ad ammetterlo nel ricorso contro il licenziamento dichiarando di averlo poi rimborsato con la somma di 6mila euro. 

Sul caso, Rfi ha ribadito che le aziende coinvolte legate a Schiavone sono uscite dalla White list ed i dirigenti coinvolti sono stati licenziati per aver violato il codice etico. 

GUARDA IL SERVIZIO DI REPORT (DAL MINUTO 19 AL MINUTO 40)

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