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Cronaca Villa Literno

Estorsioni del clan, atti in Procura per imprenditore che si 'rimangia' le accuse

Il processo a Vincenzo Ucciero per il racket del nuovo cartello dei Casalesi. Difese protestano per intercettazioni non trascritte

Teste della Procura reticente che rischia un'imputazione per falsa testimonianza ed intercettazioni telefoniche da trascrivere e non ancora depositate. È stata ricca di colpi di scena l'udienza celebrata dinanzi alla Seconda Sezione del tribunale di Napoli Nord in composizione collegiale presieduta dal giudice Lucia Ferraro nel processo a Vincenzo Ucciero che insieme a Oreste Reccia (giudicato in abbreviato) avrebbe guidato un nuovo cartello della camorra che mirava alla riconquista dei territori di Villa Literno, Aversa, San Cipriano d'Aversa, San Marcellino e Giugliano in Campania per conto degli 'amici di Casale' a discapito di imprenditori e professionisti estorti.

Mezze risposte e tante incongruenze tra i fatti denunciati e le dichiarazioni rese da uno degli imprenditori che doveva spiegare il meccanismo estorsivo messo in atto dal neo cartello criminale, hanno indotto i pubblici ministeri della Dda di Napoli Maurizio Giordano, Graziella Arlomede e Francesco Raffaele a chiedere l'invio degli atti in Procura per la formulazione dell'imputazione a carico del teste per falsa testimonianza. Inoltre i legali di Vincenzo Ucciero, gli avvocati Marco Ucciero e Antonio Abet, hanno sollevato la questione relativa al mancato deposito delle intercettazioni telefoniche ed ambientali che già dovrebbero essere state depositate dal perito trascrittore.

Il giallo del mancato deposito del materiale captato ha fatto rinviare il processo a fine mese per escutere il perito trascrittore sul mancato deposito. Vincenzo Ucciero, l'unico ad aver scelto il rito ordinario è finito sotto processo con Oreste Reccia ed altri 14 indagati che hanno scelto il rito abbreviato per associazione a delinquere, estorsione aggravata dal metodo mafioso,detenzione e porto abusivo di armi.

Reccia ed Ucciero capeggiavano un gruppo criminale dedito alle estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti perlopiù di Villa Literno( uno degli imprenditori taglieggiati si è costituito parte civile con l'avvocato Mario Griffo) non disdegnando pestaggi e l'uso di armi che spesso nascondevano a casa di alcuni componenti del sodalizio.L'intento dei sodali era quello di agevolare gli esponenti della vecchia guardia del clan dei Casalesi per perpetrare l'egemonia sui territori che un tempo erano le roccaforti di Schiavone, Bidognetti e Iovine.

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