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Cronaca San Felice a Cancello

Fiumi di cocaina, 4 pentiti inguaiano 'o Cervinaro: "Aveva il monopolio"

I collaboratori di giustizia confermano il ruolo di capo di Filippo Piscitelli: rapporti anche con la cellula maddalonese dei Belforte

Lo spaccio di droga era una questione di famiglia. E' quanto emerge dall'inchiesta dei carabinieri che ha portato a 37 arresti nella Valle di Suessola per altrettanti indagati accusati di far parte di un gruppo criminale, rientrante nella sfera del clan Massaro, e dedito allo spaccio di droga, attività svolta in regime di monopolio proprio sfruttando la caratura criminale.

Capo del gruppo era Filippo Piscitelli, alias "il cervinaro", che aveva ripreso in mano gli affari dopo la scarcerazione. Per gli inquirenti della Dda è lui il promotore dell'organizzazione che vanta importanti canali di approvvigionamento, prevalentemente nell'hinterland di Napoli, ed ha un raggio d'azione esteso - fatto di piazze di spaccio locali gestite da persone di fiducia - in particolare tra San Felice a Cancello e Santa Maria Capua Vetere. Un'attività confermata anche da 4 collaboratori di giustizia - Carlo Lettieri, Salvatore Laiso, Nicola Martino e Michele Lombardi - che hanno rivelato agli inquirenti l'enorme capacità di procacciarsi la cocaina da parte del Cervinaro: "Procedono all'acquisto di chili di cocaina per volta - ha spiegato Laiso - Nel corso della comune detenzione ci eravamo ripromessi, una volta scarcerati, di operare insieme acquisti all'ingrosso di sostanze stupefacenti, cosa poi mai concretizzatasi. Sono persone molto conosciute nel loro settore del traffico di stupefacenti". 

E la cocaina veniva venduta in regime, come detto, di monopolio. "Potevo vendere droga a San Felice a Cancello in quanto questa io l'acquistavo da Piscitelli - ha dichiarato Carlo Lettieri - Non avrei potuto acquistare cocaina in altre zone in quanto Piscitelli aveva una sorta di monopolio in zona. Ovviamente non potevo vendere la droga a San Marco Trotti (frazione di San Felice nda) in quanto questo territorio era coperto direttamente da Piscitelli". 

Un'area di influenza che si estendeva anche ad altre zone, anche sul maddalonese con collegamenti con la cellula locale del clan Belforte con la droga che veniva acquistata da Piscitelli "presso casa di Filippo che era ai domiciliari", ha chiarito il collaboratore di giustizia Nicola Martino.  

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