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Cronaca Casal di Principe

Camorra, Schiavone in aula contro Cosentino prima della sentenza

Processo in Appello riaperto per l'ex sottosegretario. Il pg ha invocato 12 anni di carcere

I giudici della Corte di Appello di Napoli vogliono sentire Nicola Schiavone nel processo a Nicola Cosentino, l'ex sottosegretario all'Economia accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Una decisione che arriva sul filo di lana, con le arringhe dei difensori che ormai volgevano al termine e la sentenza ormai prossima. Il figlio di Sandokan, collaboratore di giustizia da circa due anni e mezzo, verrà sentito nel corso dell'udienza fissata a metà aprile.

Un vero e proprio colpo di scena dopo che le dichiarazioni di Schiavone erano state acquisite già al fascicolo del processo che si sta celebrando dinanzi alla Corte partenopea. I giudici intendono fugare alcuni dubbi riaprendo, in sostanza, il processo, almeno per la finestra dedicata all'escussione di Schiavone, prima di pronunciare la sentenza. 

In primo grado Cosentino era stato condannato dai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere a 9 anni di reclusione. Un verdetto impugnato sia dalla Dda che dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Stefano Montone ed Agostino Decaro. Nel corso della sua requisitoria il procuratore generale ha chiesto 12 anni per il politico di Casal di Principe, ritenuto dagli inquirenti dell'Antimafia il referente nazionale del clan dei Casalesi.

Schiavone sin dai primi interrogatori resi dalla Dda ha parlato di Cosentino spiegando ai pm i rapporti tra l'ex sottosegretario ed il clan dei Casalesi. "Cosentino chiese a mio padre di essere appoggiato elettoralmente", ha detto Schiavone. Addirittura il clan dei Casalesi avrebbe influenzato anche la scelta di Cosentino di aderire a Forza Italia. Una decisione, questa, "gradita al clan e che consentiva a Nicola Cosentino quanto meno di essere ancora appoggiato dalla mia famiglia", conclude Schiavone.

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